Sotto sospetto

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– Tesoro, a che ora è la festa?

– Dobbiamo essere lì verso le nove. Devo ancora truccarmi, ma non ci metterò molto. hai chiamato il taxi? Che ore sono?

Carlo osservava imbambolato la moglie tramite il grande specchio sulla parete del bagno.

– Dovremmo avere ancora una buona mezz’ora. Chiamo il taxi per le otto e mezza.

Sfiorò il display per accedere alla rubrica e non si accorse che nello stesso istante una bustina compariva vicino al segnale orario. Il messaggio si aprì sotto i tuoi occhi… e dopo averlo letto buttò subito il telefono sul letto.

– Che cosa succede adesso, Carlo? – gli domandò Luana con gli occhi sbarrati. Carlo era rimasto immobile, senza reagire. Il suo sguardo si era trasformato, come se avesse scoperto uno scomodo segreto. Luana prese il telefono e lesse il messaggio.

Stasera alle otto e un quarto sarò alla stazione ferroviaria di Caltanissetta. Se non ci sarai, tua madre avrà un grande dispiacere

Luana sapeva che la sua vita era sempre in pericolo. Ci poteva essere sempre un criminale pronto a vendicarsi per gli anni scontati in prigione. Fino a quel giorno però nessuno l’aveva mai minacciata.

– Chiamiamo subito la polizia! – urlò Carlo.

– Sarebbe l’errore più grande che potremmo fare in questo momento. È possibile che la persona che ha scritto il messaggio ci stia osservando. Non ci possiamo permettere errori. Non sappiamo a cosa andremmo incontro – disse il commissario Marotta.

– Mica vorrai andarci?

-Farò proprio questo invece – rispose lei, risoluta. – Anzi, tu rimani qui ed io vado da sola. Ti prego di non insistere -. Luana prese la pistola e prima di uscire baciò suo marito. Notò che gli stavano scendendo le lacrime.

Erano le otto e trenta. Luana si era fermata davanti all’entrata della stazione ferroviaria di Caltanissetta e osservava ansiosamente tutto ciò che la circondava. Nella mano sinistra teneva il telefono, ma lo sconosciuto ancora non si era fatto sentire. La mano destra era sempre pronta a tirar fuori la pistola. Non era sicura di riuscire a tirarla fuori… La mano le tremava in maniera insopportabile.

In quel momento sentì una mano toccarle l’anca. La tensione che aveva sopportato fino a quel momento all’improvviso esplose.

– Lasciami stare e metti giù le mani!- gridò Luana con la pistola tra le mani.

Tutto il viavai davanti alla stazione per un istante si fermò. I pedoni fissavano il commissario, chiedendosi cosa stesse succedendo. Passarono alcuni secondi, finché Luana capì che stava puntando la pistola verso sua madre che era venuta da Agrigento per farle visita.

Salvatore Mancuso