“Gelsomina, Gelsominaa” si sente chiamare da voci fuori campo, la figura che vediamo solo di spalle nella prima scena di “La strada”. In questo film di Fellini viene anche affrontato il tema del lutto che divide la storia in tre parti.
All’inizio lo spettatore si ritrova in una spiaggia quasi deserta davanti ad una situazione difficile: la madre di Gelsomina è costretta nuovamente a vendere una figlia al rozzo girovago Zampanò. Questa volta si tratta di Gelsomina. La sorella, Rosa, aveva subito la stessa sorte poco tempo prima in seguito alla morte del padre ed era venuta poi a mancare in circostanze non pervenute. Non viene dato particolare spazio al dolore suscitato da queste due importanti perdite nei familiari, bensì ne vengono enfatizzate le ristrettezze economiche per giustificare la scelta di separarsi da un’altra figlia. Così Gelsomina inizia il suo viaggio al fianco di Zampanò, imparando i suoi trucchi e sopportandone a malincuore i maltrattamenti.
In seguito, l’incontro con il matto rappresenta un momento fondamentale nella storia così come la sua morte. “Morirò presto” ripete più volte il Matto a Gelsomina trasmettendoci un cattivo presagio. Viene infatti ucciso in una lite da Zampanò. D’ora in poi, Gelsomina, troppo turbata per rielaborare il lutto, non sarà più la stessa e per questo verrà abbandonata da Zampanò. La perdita dà inizio a un percorso di annullamento che piano piano la porterà alla morte.
La storia di Gelsomina si conclude nel luogo in cui era iniziata: una spiaggia. Il ciclo si chiude. Il fruscio del vento e dell’infrangersi delle onde vengono accompagnati dai singhiozzi disperati di Zampanò che si rende conto per la prima volta di cosa ha perso. Non servono parole per farci capire che Gelsomina alla fine è riuscita nel suo intento: Zampanò è stato redento.