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La felicità è …

L’amore e la felicità sono qualcosa che desideriamo tutti, no? Troppo spesso però la vita ci presenta degli imprevisti come vediamo nella storia di Cabiria: una giovane donna che si guadagna da vivere con la prostituzione, ma che in realtà è solo alla ricerca della felicità e dell’amore.

Tradita e derubata dal suo ragazzo, lo aspetta incredula tutta la notte fino a quando capisce che è stata usata per i suoi scopi. La vita va avanti. La sua unica vera amica in tutto questo caos tra la ricerca della felicità e la prostituzione è la sua collega Wanda. Poi una sera finalmente incontra un uomo sensibile che, come lei, sembra solo cercare felicità e il vero amore. Così le chiede di diventare sua moglie, lei vende tutti i suoi averi per iniziare una nuova vita con lui. Però dopo qualche tempo, lui comincia a cambiare e Cabiria si rende conto che è stata usata ancora una volta per i suoi scopi, perché lui vuole i suoi soldi.

Stiamo parlando del film “Le notti di Cabiria” di Federico Fellini. Un film che all’inizio potrebbe non sembrare adatto ai tempi di oggi, ma che convince sicuramente con il suo fascino di un altro mondo da scoprire. Il ruolo principale è interpretato da Giulietta Masina, che guida lo spettatore attraverso una varietà d’emozioni. Con un misto di umorismo e di drammaticità, il film del 1957 fa pensare e sorridere.

Il pubblico è immediatamente sconvolto dalla scena di apertura, in cui la giovane donna rischia di annegare mentre il suo ragazzo la deruba. Lo spettatore prova pietà prima ancora di conoscerla, avverte sollievo e si rallegra per la giovane donna quando la star del cinema di Via Veneto la accoglie. Ma la felicità non dura molto prima che lei torni in strada. Sembra che il film esamini la vita in un modo poetico e cerchi di descriverla in tutte le sue sfaccettature nel modo più dettagliato possibile.

Il film è come la vita, ci mostra alti e bassi, momenti di felicità e momenti sfortunati. Dalla protagonista impariamo che è importante non arrendersi mai, indipendentemente dalle avversità che incontriamo. Impariamo che tutti alla fine cerchiamo solo amore e sicurezza.

(Testo: Tabea)

4_L’Erasmus in Germania di Federico, Lorenzo e Francesco

Federico: Ultima lezione oggi, ah finalmente un po’ di meritato riposo.

Lorenzo: Eh si, in realtà un po’ mi dispiace, alla fine non è stato così pesante. 

Francesco: Si è vero, rispetto all’Italia qui le lezioni sono finite un po’ più tardi, ma il carico durante il semestre è stato inferiore 

Federico: Hai ragione, in Italia avremmo appena finito della sessione d’esami. Come avete trovato il metodo universitario tedesco?

Lorenzo: Io ho trovato che i professori fossero molto meno autoritari rispetto a quelli italiani.

Francesco: Vero. E poi c’è una maggiore scelta di corsi, nonostante il numero degli studenti sia inferiore e quindi ho potuto seguire i corsi che più mi piacevano.  

Federico: Una cosa che ho apprezzato è stato che durante i corsi c’erano pochi studenti, di conseguenza c’era un rapporto più diretto con i docenti. In Italia questa cosa capita raramente, non credete?

Lorenzo: Eh si, effettivamente talvolta in Italia siamo così tante persone a lezione che all’ esame non ti riconoscono neanche. Alcune volte sembra quasi di essere solo numeri. 

Francesco: Io in più ho molto apprezzato il metodo dei Referat, simili alle nostre presentazioni, che abituano lo studente a preparare e tenere un discorso davanti a un pubblico. Proprio la settimana scorsa ne ho avuto uno. Ho analizzato un articolo di un giornale italiano in lingua tedesca parlando per oltre venti minuti davanti ai miei compagni e al professore.

Lorenzo: Eri nervoso?

Francesco: A dire il vero sì ma per fortuna nessuno se n’è accorto, sono riuscito comunque a gestire piuttosto bene l’ansia e la presentazione è andata alla grande. Alla fine, è nata addirittura un dibattito che è andato avanti fino alla fine della lezione.

Lorenzo: Già, nascono sempre spunti di riflessione interessanti durante i Referat.

Federico: E gli Hausarbeit? Anche quello è un buon metodo per approfondire le cose che più ci piacciono. È un lavoro molto creativo e in più, aiutano a formare un pensiero critico. In Italia non mi era mai capitato di scriverne uno.

Francesco: È vero, in Italia siamo più abituati a leggere i lavori altrui, andiamo in crisi di fronte ad un compito scritto ma siamo abituati a fare le interrogazioni dalle scuole elementari e poi per tutto il percorso scolastico, dalle medie alle superiori, fino ad arrivare all’università.

Lorenzo: Eh, infatti, non sarà per questo motivo che quando si tratta di affrontare esami orali siamo insuperabili?! Ormai siamo così abituati a destreggiarci tra i vari argomenti, anche senza una preparazione tanto approfondita. 

Federico: Vero, un tedesco magari andrebbe in crisi. Noi riusciamo sempre a cavarcela anche in situazioni scomode.

Francesco: Beh, si potrebbe consigliare ai nostri politici di farsi un giretto nelle università tedesche.

Federico, Lorenzo: (risata)

Lorenzo: Vabbè, ragazzi io vi saluto perché devo preparare velocemente le valige. Il mio volo è domani mattina alle sei da Düsseldorf e arrivo a Napoli alle 8.

Federico: Io le ho già fatte, parto domattina e arrivo in Sicilia alle 12.

Francesco: Io invece mi trattengo ancora una settimana per fare un viaggetto a Berlino. Ci sono già stato due volte, ma mi è piaciuta così tanto che non potevo non ritornarci prima di ripartire definitivamente per l’Italia. Beh, allora ci si vede a settembre?

Federico: Oh se avete tempo venite a trovarmi in Sicilia.

Francesco: Che ne dici, ci organizziamo?

Lorenzo: Sisi, dai si può fare.

Francesco: Okay, sentiamoci appena torno da Berlino.

Lorenzo: Ciao!

Federico: Vai ci sta, ciao!

3_Laura, Raffaele e la discriminazione di genere

Donna = “minoranza”. Il peso delle etichette

Raffaele: Ciao a tutti e benvenuti in questo nuovo episodio del podcast in lingua italiana degli studenti del dipartimento di Romanistica dell’università Heinrich-Heine di Düsseldorf. Questo podcast è dedicato a chi impara l’italiano e vive in un paese germanofono. Il mio nome è Raffaele, oggi sono qui con Laura e parleremo del ruolo della donna all’interno della società. Ciao Laura!

Laura: Ciao Raffaele e ciao a tutti gli ascoltatori del podcast e benvenuti! 

Raffaele: Benvenuti anche di nuovo da parte mia. Allora, Laura, la prima domanda che vorrei farti è: secondo te c’è una parola chiave associabile al concetto di donna o al ruolo di donna all’interno della società, che è un po’ connotata negativamente?

Laura: Sicuramente sì ed è la parola “minoranza”, che mi capita di sentire spesso in relazione alle donne e non solo, ma a gruppi che sono considerati minoritari rispetto ad una maggioranza, che ha appunto un’accezione negativa perché significa porre in una posizione di inferiorità un gruppo rispetto ad un altro.

Raffaele: Mmh e volendo fare degli esempi in merito ad altri gruppi, quale potrebbe essere uno, una minoranza secondo te o quella che viene vista [come] una “minoranza”?

Laura: Beh innanzitutto anche il gruppo LGBTQ+, di cui si sente tanto, tanto parlare, a cui spesso viene data questa etichetta purtroppo.

Raffaele: Sì, effettivamente mi associo a te e direi anche “purtroppo”, perché come hai detto all’inizio è comunque dare già una, una connotazione negativa ad un determinato gruppo. E ritornando un po’ sulla donna, e quindi diciamo come si pone la donna all’interno della società, e volendo un po’ scavare da un punto di vista più specifico, cioè nel contesto lavorativo, ti è mai capitat[o] di essere vista come una minoranza, hai avuto esperienze del genere?

Laura: Sicuramente, tantissime! Più in Italia che in Germania, devo dire, però sì, mi è capitato. In Italia [nel]la prima esperienza di lavoro ero proprio vista come la donna che faceva la traduttrice o l’interprete e basta, perché in quanto donna quello era il mio ruolo e quello lo sarebbe stato se fossi rimasta, nonostante comunque le buone condizioni lavorative, di stipendio, di vita…

Raffaele: Certo…

Laura. E tutto il resto…

Laura: Però, sì…

Raffaele: Quindi, e comunque spero che poi trasferendoti qui ci sia stato un miglioramento da questo punto di vista, mi auguro?

Laura: Assolutamente sì, assolutamente. Certo è che l’essere percepito come una minoranza è relativo molto anche al settore lavorativo, perché lavorando nel settore automobilistico è in automatico visto come, la donna è vista come una minoranza.

Raffaele: Sì, quasi come l’eccezione piuttosto che la regola, ecco…

Laura: Sì…

Raffaele: E [l’] ultima domanda sarebbe quindi: cosa bisognerebbe fare per cambiare questa situazione?

Laura: Mmm…ma innanzitutto smettere un po’ di… È, è a mio parere una cosa mentale deve, deve esserci un cambiamento nella mentalità di, di tutte le persone: smettere di vedere una persona in quanto donna, in quanto uomo, in quanto appartenente alla comunità LGBTQ+. Noi non siamo questo, siamo delle persone…

Raffaele: Certo…

Laura: …E poi siamo quello che è la nostra sessualità e tutto il resto, quindi per me innanzitutto deve esserci un cambiamento di mentalità.

Raffaele: Grazie Laura per il tuo tempo e…

Laura: E a te Raffaele per le tue interessantissime domande!

Raffaele: Un saluto agli ascoltatori e alle ascoltatrici.

Laura: Alla prossima!

2_Debora e Maria Rosaria: tra Nord e Sud Italia

Deborah Ciao a tutti, benvenuti a un nuovo episodio del podcast in lingua italiana degli studenti del dipartimento di romanistica dell’università Heinrich Heine di Düsseldorf.

Questo podcast è dedicato a chi impara l’italiano e vive in un paese germanofono o a italiani che imparano il tedesco. In questo episodio parleremo dell’Italia e cercheremo di evidenziare le differenze tra il nord e il sud del Paese.

Io sono Deborah, vengo da Milano e oggi sono qui con un’altra ragazza italiana, anche lei come me in Erasmus qui a Düsseldorf ormai da 4 mesi.

Maria Rosaria Ciao a tutti, io sono Maria Rosaria e vengo dalla Calabria, tu ci sei mai stata?

Deborah No, non ci sono mai stata ma so che avete delle belle spiagge, un bel mare e la vostra cucina è eccezionale; sai, però, nonostante tutto dalle mie parti dicono che siete un po’ rumorosi.

Maria Rosaria Sì è vero, anche da noi si dice che voi al nord siete un po’ freddi e pensate solo al lavoro e non riposate mai. Ma si sa che molte delle cose negative che si dicono sia del sud che del nord sono solo stereotipi alla fine. Ad esempio Milano è molto bella e rinomata soprattutto per la fashion week.

Deborah Sì, infatti, Milano è bella perché è il centro della moda italiana. Io, ad esempio, esco spesso con le mie amiche in centro e andiamo insieme per le vie storiche a fare shopping. Magari se vieni a trovarmi possiamo anche andare insieme.

Maria Rosaria Mi piacerebbe molto! E poi so che a Milano arriva tanta gente da ogni parte del mondo per questi eventi; infatti, potremmo dire che è un centro multiculturale.

Deborah Sì, infatti questo è un aspetto positivo, ma l’aspetto negativo è che purtroppo l’identità culturale milanese si sta perdendo. Ad esempio da noi non si parla più il dialetto o, meglio, solo i più anziani lo parlano ma non è stato trasmesso alle nuove generazioni. Anche per quanto riguarda il cibo voi date un’importanza maggiore alla tradizione culinaria, mentre da noi si punta di più sulla praticità e sulla velocità.

Maria Rosaria È vero da noi si mangia bene e tanto, soprattutto se si parla di feste e matrimoni in cui le portate sembrano infinite. Oppure quando arriva Natale o Pasqua cuciniamo dolci tipici della nostra regione; infatti, noi siamo ancora molto legati alle tradizioni, ad esempio, anche il dialetto fa parte della nostra identità culturale. Io lo parlo in famiglia ma anche con i miei coetanei. 

Giù al sud l’unico grande problema è il lavoro, infatti molti giovani si spostano al nord perché lì le possibilità lavorative sono maggiori. È un vero peccato perché il meridione è un territorio che ha tanto da offrire.

Deborah E tu, invece, cosa pensi di fare in futuro per quanto riguarda il tuo lavoro, rimanere in Germania o tornare a casa in Calabria?

Maria Rosaria Non penso di restare in Germania anche perché sono molto legata alla mia famiglia e alla mia terra e qui sentirei molto la loro mancanza. E i tuoi progetti quali sono?

Deborah Io non lo so ancora, non vorrei fermarmi a Milano ma fare nuove esperienze. Vedremo cosa ha la Germania da offrirmi.

Maria Rosaria E invece per questa estate hai in mente qualcosa?

Deborah Finito il mio Erasmus tornerò in Italia e forse trascorrerò qualche giorno al mare in Emilia-Romagna.

Maria Rosaria Comunque se non sei mai stata in Calabria potresti anche venire a trovarmi se hai un po’ di tempo libero.

Deborah Certo! Molto volentieri! Così mi fai scoprire di più sulla tua cultura!

La nostalgia di Selina, Elisa e Alessia

Moderatrice:

Ciao a tutti!

Benvenuti a un nuovo episodio del podcast in lingua italiana degli studenti I del dipartimento di Romanistica dell’università I Heinrich-Heine di Düsseldorf.

Questo podcast è dedicato a chi impara l’italiano e vive in un paese germanofono o a italiani che imparano il tedesco.

Oggi vi parleremo di quello che a noi manca dell’Italia dato che viviamo e studiamo qui in Germania. Sono qui con le mie amiche, Elisa e Selina. Come state?

Elisa:

Ciao a tutti! Sto bene grazie. È davvero molto bello partecipare a questo podcast.

Selina:

Sì, ciao! Anch’io sto bene. Ma a volte mi mancano alcune cose dell’Italia, specialmente adesso in estate.

Moderatrice:

Sì, capisco. Ma… cosa vi manca di più?

Selina:

Sai che cosa? Pensandoci… decisamente mi manca l’aperitivo, stare insieme con gli amici, rilassarsi con un vero aperitivo tipico italiano, con tutti gli spuntini deliziosi prima di cenare. Questo mi manca davvero tanto!

Elisa:

Assolutamente sì! Ma mi manca molto anche il mare. Passeggiare lungo la spiaggia o semplicemente passarci giornate intere, di questo sento davvero la mancanza. 

Moderatrice:

Eh sì, il mare purtroppo è lontano. E tornando al cibo?

Selina:

Beh, il cibo… beh, si sa, la cucina italiana è imbattibile. La pasta, la pizza, il gelato… certo, anche qui in Germania ci sono piatti buoni ma spesso mi sogno i sapori italiani.

Moderatrice:

Capisco bene. Eh… in che cosa particolarmente si distinguono L’Italia e la Germania?

Elisa:

Hmm, bella domanda. Penso nell’organizzazione e nella puntualità. Tutto qui funziona in modo molto strutturato. È stata un’esperienza interessante per me all’inizio.

Selina:

Sì, sicuramente. E anche la varietà di culture qui è proprio affascinante. Si incontrano tante persone diverse e si imparano altre prospettive, situazioni.

Moderatrice:

Percepisco molte emozioni e molta nostalgia. Molto bello. Ma del tempo qui in Germania non dite niente?

Elisa:

Ahahah,è vero. Mi sono dovuta abituare anche al tempo. Io vengo dal centro d’Italia e gli inverni non sono mai così freddi come qui.

Selina:

E poi qui piove sempre… Io vengo da Stoccarda e anche io ho l’impressione che a Düsseldorf il tempo è più brutto.

Moderatrice:

Beh, il tempo è veramente un fattore importante. Ci sono sempre dei lati positivi e negativi. Per concludere: Avete un consiglio da dare ad altri studenti che vanno in Italia, per vacanza o anche per l’Erasmus?

Selina:

Godetevi il cibo, il mare, il sole e la cultura. Quest’estate fino ad ora in Germania non è stata particolarmente bella; quindi, se avete la possibilità godetevi un’estate con amici, apertivi e giornate intere in spiaggia.

Elisa:

Concordo. E anche tutti i tesori culturali che offre l’Italia. Se invece non avete la possibilità di andarci quest’estate rimanete in contatto con i vostri cari che vivono lì. Anche questo aiuta a superare la nostalgia.

Moderatrice:

Grazie mille, Elisa e Selina, per i vostri pensieri e il vostro tempo. Questa è stata la nostra puntata del podcast in lingua italiana degli studenti del dipartimento di Romanistica dell’università Heinrich-Heine di Düsseldorf. Arrivederci e alla prossima!

Il podcast „Più che pasta e pizza“ ospite a Friburgo

Il podcast „Più che pasta e pizza“ è stato presentato all’Università di Friburgo nell’ambito delle Giornate di Italianistica del 2024.

Questo evento si tiene ogni due anni presso un’università tedesca, offrendo agli italianisti – esperti di letteratura, linguistica e didattica dell’italiano – l’opportunità di tenere conferenze e dibattiti su temi attualmente rilevanti nelle loro ricerche.

Il podcast è stato presentato nella sezione della didattica dell’italiano come lingua straniera come uno strumento versatile che copre una vasta gamma di attività e competenze linguistiche: la produzione di episodi di podcast in una lingua straniera richiede un intenso lavoro sulla scrittura e sulla produzione orale, integrando anche aspetti di interazione e mediazione come previsto dal Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (QCER).

All’interno del team redazionale del podcast, costituito dagli studenti, l’interazione richiede una cooperazione mirata, mentre la mediazione consiste nel trasmettere informazioni complesse in forma comprensibile per il pubblico di riferimento (gli studenti di italiano) e per il mezzo utilizzato (il podcast). Infine, il progetto podcast in lingua straniera consente anche una comunicazione interattiva online, in linea con le linee guida del QCER, rivolgendosi a un pubblico esterno e motivandolo a commentare o condividere opinioni sulle piattaforme.

La fruizione degli ascolti offre un’ottima opportunità per praticare la comprensione orale. Inoltre oltre ai contenuti audio sono disponibili anche le trascrizioni degli episodi che consentono grazie ad una lettura simultanea o successiva una comprensione dettagliata dei contenuti.

Il progetto ha contribuito alla crescita di altre competenze oltre a quelle linguistiche, come quella digitale grazie all’uso di dispositivi e applicazioni o del lavoro autonomo, attribuendo il ruolo di divulgatori di sapere agli stessi studenti, che in conclusione hanno realizzato a costo zero un prodotto digitale „sostenibile“, riutilizzabile in rete da altri apprendenti e docenti.

Oltre agli episodi del podcast in formato audio e alle trascrizioni sono disponibili anche esercizi online e relative soluzioni. Il materiale è accessibile come Open Educational Resources (OER).

Il podcast „Più che pasta e pizza“ è stato realizzato grazie alla collaborazione e al diligente lavoro degli studenti di italiano con la lettrice Cinzia Tanzella. Il progetto prosegue nel prossimo semestre e chiunque sia interessato è invitato a visitare la pagina qui sotto:

Der Podcast „Più che pasta e pizza“ zu Gast in Freiburg

Der Podcast „Più che pasta e pizza“ wurde im Rahmen des XIII. Italianistiktages an der Universität Freiburg vorgestellt.

Diese Tagung findet alle zwei Jahre an einer deutschen Universität statt und bietet Italianisten – also Fachleuten der Literatur- und Sprachwissenschaft sowie der Didaktik des Italienischen als Fremdsprache – die Möglichkeit, Vorträge zu halten und Diskussionen zu aktuellen Themen der Forschung zu führen.

Der Podcast wurde in der Sektion Didaktik der Fremdsprache als vielseitiges Instrument präsentiert, das eine breite Palette an Sprachaktivitäten und -kompetenzen abdeckt: Die Produktion von Podcast-Folgen in einer Fremdsprache erfordert intensive Arbeit an Schreib- und Sprachkompetenzen und integriert zudem Aspekte der Interaktion und Mediation, wie sie im Gemeinsamen Europäischen Referenzrahmen für Sprachen vorgesehen sind.

Die Interaktion im Podcast-Team erfordert zielorientierte Kooperation, während die Mediation sich durch die Fähigkeit auszeichnet, komplexe Informationen in verständlicher Form für die Zielgruppe (Lernende des Italienischen) und das Medium (Podcast) zu vermitteln. Schließlich ermöglicht das Podcast-Projekt in der Fremdsprache eine interaktive Online-Kommunikation – dies auch im Rahmen der Richtlinien des GERS – mit einem externen und aufnahmebereiten Publikum.

Der Podcast bietet eine ideale Möglichkeit, das Hörverständnis zu trainieren. Neben den Audioinhalten sind auch die Skripte zu den Podcast-Folgen verfügbar, dadurch können Hörtexte z.B. synchron mitgelesen werden, um ein detailliertes Verständnis der Inhalte zu erlangen.

Das Projekt hat neben dem Erwerb sprachlicher Kenntnisse auch zur Entwicklung weiterer Fähigkeiten beigetragen, wie beispielsweise der digitalen Kompetenz durch die Nutzung digitaler Medien und Tools sowie der Fähigkeit zur selbstständigen Arbeit der Studierenden als Wissensvermittler. Abschließend haben die Teilnehmer ein nachhaltiges digitales Produkt ohne zusätzliche Kosten erstellt, das von anderen Lernenden und Lehrkräften wiederverwendet werden kann.

Die vier Podcast-Staffeln sind zudem mit Übungen und Lösungen versehen und stehen online als Open Educational Resources (OER) zur Verfügung.

Der Podcast „Più che pasta e pizza“ konnte dank der engagierten Mitarbeit der Studierenden der Sprachpraxis Italienisch mit der Lektorin Cinzia Tanzella realisiert werden. Das Projekt wird auch im kommenden Semester fortgesetzt, und Interessierte sind herzlich eingeladen, die untere Seite zu besuchen und mehr zu entdecken.

Ein Fußball Derby und eine rohe Stadionwurst

Buongiorno ragazzi, guten Tag zusammen. Willkommen zu einer neuen Folge des Podcast der Studierenden der Fakultät Romanistik der Heinrich-Heine-Universität Düsseldorf.

Ich bin Wesley, bin 27 und komme aus Düsseldorf, die Landeshauptstadt von Nordrhein-Westfalen.

Heute erzähle ich euch über eine spannende Reise, die zwei Freunde in Mailand gemacht haben.

Darin werden Komposita vorkommen, die im Italienischen als Präpositionalkonstruktionen aufgebaut werden, los geht’s.

Es ist der 28. Februar 2022. Zwei Freunde, Gene und Lawrence, treffen sich am Düsseldorfer Flughafen, sie fliegen nach Mailand.

Dort wird nämlich am nächsten Tag eines der größten Klassiker im europäischen Fußball stattfinden; das Mailänder Derby ­„il Derby di Milano “, auch als „Derby della Madonnina“ bekannt.

Alle italienischen Zeitungen berichten schon davon: „oggi, la semifinale di andata di Coppa Italia A.C Milan contro l’FC Internazionale“, „heute, das Pokalhalbfinal-Hinspiel A.C Milan gegen FC Internazionale“.

Zu der Zeit gab es in Italien noch die Coronaschutzmaßnahmen, eine Anreise war in sehr strengen Bedingungen möglich. Die Corona-Schutzimpfung wurde überall nachgefragt.

Am Flughafen Milano Malpensa war in jedem Geschäft zu lesen: „Tenere a portata di mano il certificato di vaccinazione”, damals musste nämlich der digitale Impfnachweis, was in Italien auch als Green Pass bekannt war, bei jeder Gelegenheit gezeigt werden. Wenn ich im Nachhinein darüber nachdenke, bin ich froh, dass die Notlage vorbei ist und wir jetzt gewisse Momente wieder genießen könne, wie das freie Reisen.

Aber nun zurück zu unseren Reisenden. Um kurz vor zwölf landeten sie am Flughafen Milano Malpensa, von dort aus nahmen sie den Bus in Richtung Innenstadt.

Es war ein sonniger Wintertag, es war kühl, es war schön.

Sie stiegen am Bahnhof aus und nahmen dort ein Taxi zum Hotel.

Sie kamen an, haben die nötigen Papiere gezeigt, der Rezeptionist daraufhin: „Ecco a Lei, le chiavi della stanza 411.“ Sie haben den Zimmerschlüssel genommen für das Zimmer 411 genommen und wollten wenig später auf Stadtbesichtigung gehen, dafür haben sie den Rezeptionisten nach Informationen gefragt, er hatte mehrere Prospekte mit der Aufschrift „visite della città“ gezeigt. Für zwei junge Reisende wie Gene und Lawrence waren die Angebote allerdings außerhalb des ihres Budgets. Sie laufen lieber durch Mailand, statt mit einem Sightseeing Bus zu fahren, es ist nachhaltiger und günstiger.

Beide sind aber nicht fürs Sightseeing in Mailand, nein… sie sind für das PokalhalbfinalHinspiel dort. In jedem Kaffee ist das Spiel ein Thema, sie werden auch gefragt: „Allora, chi vince sta semifinale di andata di Coppa Italia“, beide waren sich unsicher, wer das Pokalhalbfinal-Hinspiel gewinnen würde, sie wollten ein schönes Spiel gucken mit vielen Toren, ein Spiel, das in die Geschichte eingehen würde.

Beide sind aufgeregt, freuen sich auf das Spiel und hoffen viel Spektakel sehen zu können.

Es wurde im Endeffekt aber nicht so, im Gegenteil, das Spiel ist 0:0 ausgegangen.

Nach diesem langweiligen Derby schlug Gene noch vor eine Stadionwurst zu essen, in Italien schmecken sie besonders lecker, weil sie im Brötchen mit verschiedenen Beilagen vorbereitet werden, mit einer Paprikasauce zum Beispiel, die auf italienisch peperonata heißt, es ist wirklich empfehlenswert. Die Schlange vor dem Food Truck schien unendlich, aber beide waren frustriert und hungrig, sie wollten was essen. Die Wartezeit war sehr lang, darüber beschwerten sich die beiden mit anderen Fans und kamen so ins Gespräch: „il tempo d’attesa per una salsiccia è più deludente della partita stessa.“ „Die Wartezeit für eine Wurst ist enttäuschender als das Spiel selbst.“

Sie waren an der Reihe: „Hallo, zwei Mal bitte, einmal mit Ketchup und einmal mit BBQ-Sauce, danke.“

Sie bekamen ihr Essen, sie freuten sich immens darauf, beißen rein, und merken:

„Hey, die ist doch roh… Das können wir nicht essen, wir werden krank.“

Das wäre die Höhe gewesen, nach Mailand zu fliegen, ein langweiliges Spiel zu schauen jetzt sogar eine beinahe Lebensmittelvergiftung, ihre Reise war einfach enttäuschend. Am nächsten Tag wurde es sogar als „eines der langweiligsten Derbys, die es je gab“ von den Zeitungen beschrieben. Dafür waren Gene und Lawrence aus Düsseldorf angereist.

Habt ihr auch schon eine ähnliche Reise gemacht, und in welchem Land?

Diese Reise war im Endeffekt ein Reinfall für die zwei Freunde, aber ich hoffe ihr habt etwas lernen können. Was war noch ein PokalhalbfinalHinspiel auf italienisch? Genau, „una semifinale di andata di Coppa“.

Zurück zur unangenehmen Coronazeit, wie hieß der Impfnachweis? Es hieß Green Pass, aber eigentlich heißt es „certificato di vaccinazione“, zu der Zeit war es von immenser Bedeutung.

Ich hoffe auch, dass ihr für eine Stadionwurst nie eine lange Wartezeit hattet, aber zumindest wisst ihr wie es in Italien abläuft, währenddessen wird über das Spiel geredet und „il tempo d’attesa“ wird zum Thema. Ihr seid jetzt Experten, was Präpositionalkonstruktionen im Italienischen angeht, molto bene, bravi.

Das wars jetzt von mir, es war mir eine Ehre und eine Freude Euch Italien und die italienische Sprache näher bringen zu können. Das ist leider die letzte Folge dieser Staffel, ich bin mir allerdings sehr sicher, dass wir uns bald wieder hören werden. Bis dahin, wünsche ich Euch alles Gute ragazzi. Tanti saluti da Wesley, un abbraccio e ci sentiamo, alla prossima.

Ciao!

Wesley

Der 1000-Lira-Schein und das erstes „Weinglas“

Einen schönen Gruß an alle Hörer des gepflegten Podcasts „Italienisch der HHU“. Ich bin Manfred und möchte euch heute drei Begrifflichkeiten der italienischen Sprache in Form einer kleinen Begebenheit, quasi einer neuzeitlichen Episode mit leicht privatem Hintergrund beschreiben. Um welche Begriffe soll es hier nun gehen?

Der erste Begriff:  

„Banconota da 1000 lire“ = der 1000-Lira- Geldschein, ein Geldschein,

                                                der bis zur Einführung des Euro am   1.1.2002

                                                in Italien gültig war. Er entsprach in etwa 1 DM.

Ach ja, das ist ja auch schon wieder passé.

Also Heute in etwa 50 Cent, wofür man vor 45 Jahren so einiges bekam.—-

Der zweite Begriff:

„bicchiere da vino“ =  das Weinglas, nicht etwa ein Glas Wein.

Der dritte Begriff lautet: 

„bottiglia di birra“ =  eine Flasche Bier.

Ecco, womit die Italiener eine Geschichte zu beginnen pflegen:  —-

Epe ein kleiner Ort in Westfalen Mitte der 60er Jahre.—-

Da standen sie nun und ich hatte sie verwundert angesehen als kämen sie von einem anderen Stern. Fremde, Italiener.

Dass es sie gab, wusste ich schon, aber so in der Wirklichkeit bei uns in Epe, wo es doch noch nie Fremde gab, unglaublich —- die Familie Donatello aus Apulien in Italien, wo auch immer das sein mochte. Herr und Frau Donatello und ihre Söhne Marco und Luca, die in meinem Alter waren.

Da sie sehr sehr katholisch waren —- sie waren jeden Sonntag alle in der Kirche, in der sie sicherlich ausschließlich das Wort „Amen“ verstanden – und da Marco und Luca leidenschaftlich Fußball spielten, wurden wir Freunde und das Wort „calcio“ mein erstes Wort in der italienischen Sprache.—-

Am 28. Januar des folgenden Jahres, meinem Namenstag, gab es eine Überraschung. Ich erhielt ein Geschenk. Dazu muss man wissen, dass man in Italien den Namenstag und nicht den Geburtstag feierte.  Nebenbei erfuhr ich auch noch, dass der heilige Manfred ein Italiener war.—-

Ich bekam einen 1000-Lira-Schein von der nonna, was wohl Oma heißen musste, da es sich um eine ältere Frau handelte, die gerade bei den Donatellos zu Besuch war. Sie war ganz in Schwarz gekleidet, so wie es auch bei uns üblich war, wenn ein naher Verwandter verstorben war.

1000 Lire,—- unglaublich—-. Alleine die Zahl 1000. Ich fühlte mich wie ein Millionär, von dem ich auch nicht wusste, was das bedeutete.  Auf der Vorderseite war Maria Montessori abgebildet, was ich aber erst sehr viel später herausfand.

Es sollte das Geld für mein erstes Glas Primitivo sein, wenn ich in Alberobello sein würde.  —-

10 Jahre später war es soweit. Per Anhalter, mit dem Zug und Bus ging es in den Süden Italiens.—- Da stand ich nun auf dem zentralen Platz in Alberobello. Den 1000-Lira-Schein in der Hand haltend, von dem ich nun den wirklichen Wert wusste, ging ich in die nächste Osteria.—- „Per fare bella figura“ – und damals hatte ich noch eine recht schöne Figur – wollte ich eine gute Figur machen und bestellte auf Italienisch „un bicchiere da vino“. Peinlich berührt musste ich feststellen, dass hier wohl ein Missverständnis vorlag, saß ich doch nun vor einem leeren Weinglas.—- Damals war mir die Bedeutung der Präpositionen nicht so bekannt, ein Makel der auch heute noch bisweilen auftaucht.—- Um mich aus der Situation zu retten, bestellte ich noch eine „bottiglia di birra“. Und so trank ich mein erstes Bier aus einem Weinglas, was beim Kellner zu einem offenen Mund führte. Es war der Beginn einer wunderbaren Freundschaft zwischen einem gewissen Herrn Moretti und mir, die bis auf den heutigen Tag anhält. Ihr findet übrigens den Herrn auf dem Etikett einer italienischen Biermarke abgebildet. In dem Sinne „alla Salute“ oder auch Prost und alla prossima puntata del nostro podcast il vostro Manfred.

Eine Reise mit Super-Mario durch die Welt der Präpositionen

Hallo und Buon giorno!

Ich begrüße alle Italien-Freunde und freue mich, dass Ihr den Weg zu mir gefunden habt.

Mein Name ist Mario. Ich bin aber kein Italiener und musste mir meine Sprachkenntnisse genauso mühsam aneignen wie Ihr. Zur Zeit studiere ich an der Universität in Düsseldorf, und ich würde in den nächsten Wochen gerne meine Erfahrungen mit Euch teilen. Vielleicht hilft Euch das.

Viele Ausländer stöhnen über die deutsche Sprache: Deutsche Sprache – Schwere Sprache, sagen sie!

Aber auch für uns Deutsche sind Fremdsprachen schwierig zu lernen. Vor allen Dingen, sind viele  Begriffe nicht einfach eins zu eins übersetzen, sondern man muss eine gewisse Umschreibung vornehmen.

Also eigentlich auch: Italienische Sprache – Schwere Sprache. Daher möchte ich Euch ab und zu ein paar Begriffe erläutern und veranschaulichen, wie unsere teilweise recht monströsen Wortbildungen in italienischen Konstruktionen umgesetzt werden. Die Begriffe werde ich in kleine Geschichten einwickeln, dann sind sie leichter zu behalten.

Mit dieser Geschichte fange ich an:

Als ich italienisch noch nicht so weit fortgeschritten war, war ich einmal in einem Hotel in Bergamo. Morgens beim Frühstück habe ich vergessen, meine Anzugjacke auszuziehen, und natürlich: das rächte sich dann prompt, ich kleckerte auf meine Jacke.

Ich lief zur Rezeption, um um Hilfe bei der Reinigung zu bitten. Dummerweise vergaß ich, sie mitzunehmen, so dass ich den Schaden nicht zeigen konnte. Aber da ich ja so perfekt in meinem Italienisch war, dachte ich, was soll’s, kann ich ja erklären. Ich sagte der Dame am Empfang also, dass ich colazione al sacco“ hätte, ob sie helfen könnte. Die Dame sagte mir, „certo“ könne sie helfen, sie käme gleich an meinen Platz.

10 Minuten später kam sie dann auch und brachte mir – ein Lunchpaket!!! Auf meine Frage, was ich damit solle, sagte sie erstaunt: ma Lei aveva chiesto una colazione al sacco!!!

Junge, war mir das peinlich, da hatte ich wohl irgendwas falsch übersetzt…

Tja, komisch, was hatte ich denn da übersetzt?

Was hatte Frühstück mit einem Sakko zu tun? Ich kannte „Sakko“ als Bezeichnung einer Anzugjacke oder auch einzelnen Damenjacke, und dachte, dass das Wort, das sich ja nur durch zwei k unterscheidet, im deutschen und italienischen das Gleiche meint. Aber das italienische  „sacco“ ist eben im Deutschen „Sack“.

Und „Colazione (also Frühstück) al sacco“ ist ein Lunchpaket.

Die Präposition al kann ich mir seitdem merken, indem ich einfach an meine furchtbare Übersetzung denke: al sacco, also „am“ Jackett.

Nun musste ich  verschiedene Dinge erledigen, unter anderem auch mein Sakko reinigen lassen. Also ging ich noch einmal zur Rezeption, klärte das Missverständnis mit dem Lunchpaket und trug meine Bitte vor, dass das Sakko wiederhergestellt werden müsste.“Certo, subito. Non si preoccupi!“. „Grazie mille, un problema veniva dopo l’altro“. (Damals hatte ich von italienisch wirklich überhaupt noch keine Ahnung.) Sie guckte mich etwas irritiert an und meinte schließlich:“infatti, è come una reazione a catena„.

Damit war ich dann schon wieder überfordert:

Catena, war das nicht ein Ort in Italien? „Reazione“ kannte ich, Reaktion. Aber worauf bezog sich  das dann?

Dann fiel mir ein, was mich früher, wie viele deutsche Fußballfans, so an den Länderspielen zwischen Deutschen und Italienern genervt hat: Das Catenaccio!

Dieser Begriff ist in die Geschichte des Fußballs eingegangen und bezeichnet die damalige Strategie der Italiener, eine unüberwindbare Abwehrkette aufzubauen.

Wegen dieser Taktik ging jedes Spiel gegen Italien verloren.

Catenaccio kommt von „Catena“ = Kette. Es handelt sich also um eine „Reaktion zu einer Kette“. „Zu“ wird im Italienischen oft mit „a“ übertragen, so dass der Begriff dann „reazione a catena“ heißt.

Es war inzwischen Mittag geworden und wieder Zeit, etwas zu essen.

In einem Restaurant ließ ich mir die – natürlich italienische – Speisekarte bringen. Mit einem Gericht konnte ich überhaupt Nichts anfangen: „Pesce alla brace„.

Schon verknoteten sich meine Gehirnwindungen wieder.

Was hatte ein Pfirsich mit einer Geige zu tun? Dann fiel mir ein, dass Pfirsich j“pesca“ heißt und nicht „pesce“, also Fisch. Und das deutsche „Bratsche“ war doch sicher nicht das italienische „brace“.

Mir fielen meine Freunde in Marseille ein. Die hatten einen super tollen Holzkohlegrill gebaut, auf dem wir oft frischen Fisch grillten. Dabei verwendeten wir Reisig und kleine Zweige für die Glut. Angesichts der Glut hieß es dann: „c’est une bonne braise“. „braise“ ist die Glut.

Die Eselsbrücke über das französische „braise“ hilft mir auch heute, wenn ich das italienische „brace“ sehe oder höre. Damit ist also die Holzglut gemeint.

Auch für die Verbindung der Wörter gibt es eine Brücke: Gerichte werden auch im Deutschen oft „an“ Etwas angeboten: Lachs an Vinaigrettesauce zum Beispiel. Das Partizip des Deutschen wird dann oft mit a + Substantiv übersetzt, also in diesem Fall, weil brace weiblich ist, mit „alla“. Also zusammen: „pesce alla brace“.

Fazit: hätte ich nicht gekleckert, hätte ich nicht diese drei schön klingenden italienischen Begriffe kennengelernt:

– colazione al sacco/ Lunchpaket

– reazione a catena/ Kettenreaktion

– pesce alla brace/ Fisch vom Holzkohlegrill

Ich hoffe, das Zuhören hat Euch Spaß gemacht, und Ihr habt auch was dabei gelernt.

Vielleicht hören wir uns ja bald wieder mit einer neuen Episode von Super-Mario?

Also, tschüss dann, bis zum nächsten Mal!

Mario