Aiutati che Dio ti aiuta.

“Siamo rimasti tutti quelli di prima” urla Cabiria, mentre corre agitata e presa dalla disperazione, dopo aver chiesto invano la grazia alla Madonna per una vita migliore.

Le padrone di “Le notti di Cabiria” sono proprio le notti di una donna di strada, interpretata da Giulia Masina, che si trova ad affrontare una grossa delusione d’amore: la protagonista capisce che il fidanzato, Giorgio, non l’ha mai amata veramente quando la spinge in acqua, derubandola e lasciandola affogare. Questa prima scena “Le notti di Cabiria”, girato da Fellini nel 1957, scandisce anche il ritmo dell’intero film.  

Ogni giornata fa scoprire un tassello mancante sulla personalità e sulla storia di Maria Ciccarelli, detta Cabiria, come se il film fosse costituito da tante puntate tragicomiche collegate fra loro. L’attenzione non viene mai posta sulla sua professione ma sulla sua speranza di cambiare vita.  È un gioco di illusioni e disillusioni.

Durante la prima notte, Cabiria incontra un attore famoso. Quello che potrebbe sembrare un incontro fortuito, non porterà in realtà a nessun lieto fine. Il film prosegue con un susseguirsi di eventi che puntualmente si rivelano infelici fino ad un’ultima tragica rivelazione: Cabiria si ritrova al punto di partenza, sola e ingannata, ma con la forza di rialzarsi.  

Oltre al contrasto tra l’apparente carattere cinico e l’ingenuità infantile di Cabiria, ci si ritrova a dover fare i conti con l’opulenza della “Roma bene” e l’indigenza della classe proletaria romana di quel periodo. L’emblema di questo sono proprio le due opposte condizioni abitative proposte nel film: il lussuoso appartamento in città e la casupola in periferia di Cabiria.

Anche il registro linguistico riflette questa opposizione. Cabiria e i suoi conoscenti usano prevalentemente espressioni in gergo romanesco, mentre gli altri personaggi, ad esempio l’ipnotista, si avvalgono di una lingua priva di interferenze dialettali.

Consiglio la visione di “Le notti di Cabiria” perché propone un interessante scorcio su Roma e sulla società italiana di fine anni 50. Da una parte, si nota una società conservatrice attaccata alla religione e dall’altra le necessità della parte più povera della popolazione che la sola fede non riesce a soddisfare, così Cabiria si ritrova a dover contare solo sulle proprie forze.

(Testo: Irene)

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