“Ma questa confusione sono io, io come sono, non come vorrei essere adesso”.

Per un’analisi del film „8 ½“ di Fellini è impossibile non partire da questa citazione di Marcello Mastroianni, protagonista del film. Nel film infatti regna il caos, il mistero e la confusione ed è compito dello spettatore ricollegare le varie immagini che si susseguono.

Lo stesso titolo del film è frutto di confusione e mistero: questa pellicola viene dopo sei film interamente diretti da Federico Fellini („Lo sceicco bianco“, „I vitelloni“, „La strada“, „Il bidone“, „Le notti di Cabiria“ e „La dolce vita“) più tre „mezzi“ film, in quanto diretti con altri registi (Luci del varietà, Agenzia Matrimoniale e Le tentazioni del dottor Antonio), perciò la scelta di chiamarlo 8 e ½.

Il film descrive i problemi e le difficoltà del regista alle prese con la creazione di un film. È incentrato sul regista Guido, interpretato da Marcello Mastroianni.
 Guido incontra produttori che lo mettono sotto pressione, critici che gli spiegano il film, ecclesiastici che decidono cosa è e cosa non è permesso, attori e attrici che lo ispirano. Ma il film che è in gioco non si realizza. Non c’è una sola scena delle riprese. È considerato un film che parla del film stesso mentre è in lavorazione.

In „8 ½“ i problemi personali di Guido e la crisi creativa professionale sono i temi principali. Questo si esprime nel fatto che Guido è in gran parte incapace di agire. Guido reagisce passivamente alle conversazioni e alle richieste degli altri; incontra costantemente immagini che lo perseguitano come ad esempio immagini di infanzia, incontri immaginari o reali con le persone. I diversi livelli di realtà, sogno, memoria, immaginazione e fantasia si intrecciano spesso senza soluzione di continuità. Spesso non è chiaro se a un certo punto si tratta solo di immaginazione o di un evento reale. Si passa da una scena all’altra senza un collegamento ben preciso.

Guido è protagonista ma allo stesso tempo si incontra nelle sue proiezioni. I ricordi e le fantasie sono a loro volta parte di un progetto cinematografico. Il film è costruito come un monologo interiore con Guido al centro, ma il film di Guido non è il film di Fellini, ma sono visivamente indistinguibili. Questo disordine è ciò che è alla base dell’ordine del film: è il film che viene creato e non creato contemporaneamente. È già il film di Fellini, dove il fallimento del progetto di Guido è il successo di Fellini.
 Il film inizia con Guido bloccato in auto. Gli altri guidatori lo fissano. Questo inizio è paradigmatico per l’intero film per due motivi:

  1. La minaccia per Guido sono gli sguardi, ovvero le aspettative degli altri che vogliono e pretendono qualcosa da lui.
  2. L’impossibilità di capire se le immagini sono reali o meno. Sembra esserci un inizio narrativo, ma poi Guido vola. È reale o finzione ciò che abbiamo visto?

La conferenza stampa e la presa di coscienza che non ci sarà nessun film rappresentano due punti di svolta che portano ad un finale aperto.
 Nel primo finale Guido non produrrà nessuno film perché troppo confuso, troppo disordinato, troppo simile alla sua vita per poter rappresentare un’opera.
 Nella seconda possibilità il rifiuto di Guido di realizzare un film lo riporta in vita.
 Il film ora si fa, vede sfilare tutti i personaggi ed entra mano nella mano con la moglie nel cerchio.
 Ed è così che, unendosi ai personaggi, diventa egli stesso un personaggio del suo film o meglio del film di Fellini. Guido non è più un regista e quel posto da regista può essere preso solo da qualcuno che è esterno alla trama: Federico Fellini.
 Ecco che inizia „8 ½“.

(Testo: Carmine)

Veröffentlicht von

italblog

Lektorin für Italienisch an der HHU / Romanistik

Ein Gedanke zu „“Ma questa confusione sono io, io come sono, non come vorrei essere adesso”.“

Schreibe einen Kommentar

Deine E-Mail-Adresse wird nicht veröffentlicht. Erforderliche Felder sind mit * markiert