Ciao a tutti!
Benvenuti in questo nuovo episodio del podcast in lingua italiana degli studenti del dipartimento di Romanistica dell’università Heinrich-Heine di Düsseldorf.
Questo podcast è dedicato a chi impara l’italiano e vive in un paese germanofono o a italiani che imparano il tedesco. Cercheremo infatti di mettere in evidenza e spiegare tutte quelle espressioni di uso quotidiano talmente radicate all’interno della nostra cultura da risultare solitamente incomprensibili per chi ha intrapreso lo studio dell’italiano.
Questo episodio fa parte della rubrica dedicata alle espressioni idiomatiche legate al mondo della cucina.
Il mio nome è Laura, sono una studentessa italiana in Erasmus a Düsseldorf, e oggi vi parlerò di alcuni modi di dire italiani, che sono legati ad ambiti della mia vita di tutti i giorni o alle tradizioni dei luoghi in cui sono cresciuta.
Iniziamo!
La prima espressione di cui voglio parlarvi è “finire a tarallucci e vino”.
Questo modo di dire è molto utilizzato da noi italiani per indicare che una situazione o una questione che sembravano in partenza serie o sul punto di portare a gravi conseguenze, alla fine si risolvono in modo amichevole o, perché no, anche festoso.
Il significato si fa risalire all’antica tradizione contadina, quando, nel momento in cui si presentavano a casa degli ospiti, il padrone preparava loro un aperitivo casalingo a base delle cose più semplici che aveva nella sua dispensa: un buon bicchiere di vino della casa e dei tarallucci.
I taralli o tarallucci sono dei biscotti secchi tipici di tutta l’Italia centro-meridionale; venivano consumati durante o a fine pasto, accompagnati da un bicchiere di vino. Erano e sono ancora un simbolo di convivialità, il cibo della famiglia che si ritrovava a cena dopo una lunga giornata.
Quando insomma, il padrone offriva ai suoi ospiti i tarallucci insieme al buon vino in segno di benvenuto, non faceva altro che ricreare la serenità e la convivialità dell’atmosfera familiare.
Noi italiani usiamo spesso l’espressione “finire a tarallucci e vino” per dire ad esempio che un litigio si è risolto in maniera pacifica. Ascoltate attentamente questo esempio: “Le cose fra Paola e Maria si erano fatte così difficili che sembrava che la situazione dovesse esplodere da un momento all’altro; fortunatamente è intervenuta la loro coinquilina Sara che le ha fatte ragionare aprendo un dialogo, così che tutto è finito a tarallucci e vino!”
Proseguiamo e rimaniamo in tema cibi semplici della tradizione contadina. La seconda espressione di cui voglio parlarvi oggi è: “cascare a fagiolo”. Il modo di dire “cascare a fagiolo” o “capitare a fagiolo” si usa quando qualcosa o qualcuno di inaspettato capita al momento giusto.
L’origine di quest’espressione deriva dall’antichità, quando i fagioli erano alla base dell’alimentazione quotidiana, facili da conservare e quindi molto presenti sulle tavole dei contadini. Per questo motivo, se un viandante arrivava inaspettatamente presso la casa di un contadino, si diceva che capitava a fagiolo, quando cioè il pranzo era servito in tavola. E il pranzo era, indovinate un po’…. fagioli!
Secondo un’altra teoria della tradizione contadina, l’espressione deriva dal fatto che un tempo i fagioli venivano raccolti quando erano molto maturi: in quella fase bastava toccarli appena e questi, pensate, si staccavano dalla pianta. “Cascare a fagiolo” esprime in questo caso l’idea di qualcosa ottenibile senza sforzi.
Una tipica situazione in cui noi italiani usiamo questa espressione è ad esempio, quando abbiamo bisogno di qualcuno e quel qualcuno compare proprio in quel preciso istante, come in questo dialogo, ascoltate: –
“Francesca, sapresti aiutarmi con questo problema di matematica? Quanto vorrei che quel genio di Andrea fosse qui!” – “Mi dispiace Lau, ne so meno di te… ma aspetta, sta arrivando Andrea per davvero!” – “Andrea…. Caschi proprio a fagiolo, potresti aiutarmi con questo problema?”
La terza e ultima espressione di cui vi parlerò oggi è “rendere pan per focaccia”. Questo modo di dire significa ricambiare nella stessa maniera o in modo peggiore un torto o un’offesa subita.
L’origine più accreditata del detto risale addirittura al Medioevo, al tempo in cui i pellegrini portavano dietro un pane duro e sottile, poco saporito ma facile da trasportare. Questo pane, che veniva cotto sui carboni, veniva chiamato focaccia, dal latino focacius, ovvero“cotto sul fuoco”. Queste focacce, per intenderci, erano meno pregiate del pane tradizionale, e con il tempo l’espressione “rendere pan per focaccia”, prese il significato di vendicarsi con la stessa moneta di un torto subito.
Vediamo insieme come viene usata in questo caso:
“Gaia, inventandosi la scusa del mal di testa, non è venuta alla mia festa di compleanno; Mercoledì prossimo festeggerà il suo, ma io non mi presenterò, rendendole pan per focaccia!”
E voi, cosa dite quando volete vendicarvi di qualcosa nelle vostre lingue? Avete qualche modo di dire simile a quello dei tarallucci e vino? Cosa dite quando l’occasione giusta arriva al momento giusto?
Commentate il nostro blog facendomelo sapere! Queste erano le mie espressioni del giorno, spero tanto che la puntata di oggi vi sia stata utile e che abbiate imparato qualcosa di nuovo.
Un saluto da Laura e alla prossima!
Laura, corso Interkulturelle Kommunikation, Sprachpraxis Italienisch