Il passerotto lascia la tana

Nato da un esercizio di scrittura creativa questo testo pone a confronto il rapporto tra padre e figlia con due animali ben diversi eppure legati da un tratto comune.

È ora. Il passerotto deve volare via. Da me.

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Mia figlia, un passerotto. Minuta, esile, con le piccole zampette e le ali delicate si allontanerà e prenderà il volo. Volerà via da me.

Fragile, sfuggente, rapida, leggera. Se il passerotto è abituato a muoversi in gruppi di dieci esemplari circa, lei è abituata soltanto a me e ai suoi pochi amici, la sua famiglia. Come un passerotto, però, è molto socievole, a suo agio tra le persone, anche quelle che non conosce. Graziosa, leggera, anima pura. Svolazza qui e lì, saltella e sorride, a tutti. Il passerotto cinguetta, lei sorride. Alle persone piace averla intorno.

È socievole ma per niente ingenua. Un passerotto sa riconoscere un pericolo e sa come sfuggirvi. Mia figlia sorride, saltella qui e lì e parla amichevolmente con tutti, ma percepisce subito se c’è qualcosa che non va. Qualcuno che non va.

Con il piccolo becco, le labbra sottili, parlotta e scherza. Sempre. Non sono mai riuscito ad essere come lei. Non è nella mia indole. Lei porta luce, leggerezza. Come un passerotto è libera. Fa pensare alla libertà. E io devo lasciare che sia. Libera.

L’ho accompagnata per mano ad ogni suo primo giorno, sono stato padre ma sono anche stato madre, le ho preparato la cartella ogni sera e le ho spazzolato i capelli ogni mattina, ma adesso è ora, deve volare via. Saltellerà qui è lì, svolazzerà di casa in casa, di città in città, e troverà la sua strada. Sopravviverà. Il piccolo passerotto è adulto, non sa quello che le aspetta, ma saprà sempre come cavarsela. Saprà quando essere sfuggente e quando potrà fermarsi. Poserà le fragili zampette sull’erba di un giardino sicuro e cinguetterà, farà amicizia, porterà leggerezza.

Lo sapevo. Ero pronto. Sono sempre stato preparato all’idea che sarebbe cresciuta e avrebbe lasciato questa casa. Ma io, un orso, per istinto devo proteggere il mio cucciolo. E il mio cucciolo adesso deve prendere il volo.

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Sono stato padre e sono stato orso, burbero, scontroso, difficile da avvicinare. Con la mia ingombrante stazza, sbadato, inadeguato, solo. Frainteso. Sono stato sempre frainteso, isolato, ma il mio unico e solo pensiero è stato proteggere il mio passerotto, il suo nido, mia figlia, la nostra casa.

Sono un uomo, sono un padre, sono un orso. Come l’ursus arctos, l’orso bruno, sto lontano da chi non è della mia specie, sono diffidente, riservato, taciturno. Mi avvicino all’essere umano solo in situazioni di pericolo, solo per proteggere chi amo. So di non piacere alla maggior parte della popolazione, so di incutere un certo timore, ma non posso fare altrimenti, non riesco ad essere nient’altro se non me stesso.

Nessuno mi conosce davvero. “Sei un orso” mi dicono, ma nessuno sa davvero come siano gli orsi. Come si sentano davvero. Ci sono alcuni falsi miti legati alla figura dell’orso, uno di questi è l’essere carnivori. Nessun orso è esclusivamente carnivoro. L’orso bruno, in particolare, è onnivoro e ha un’alimentazione prevalentemente vegetale. Questo lo sanno in pochi. Tutti pensano che un qualsiasi orso mangerebbe un essere umano in qualsiasi momento per un qualsiasi motivo. Non è così. La narrazione non corrisponde alla realtà.

Mi sento un orso perché, pur sforzandomi, non riesco ad avvicinarmi agli altri quanto vorrei e sento che gli altri non hanno nessuna intenzione di avvicinarsi a me. Anzi, mi sento piuttosto evitato. Escluso. Emarginato. Mi sono sempre sentito così, ma non con mia figlia. Il passerotto è un animale sfuggente, eppure lei non è mai fuggita da me. Sono stato un buon padre, nonostante i miei pochi strumenti e le mie poche possibilità, e lei mi ha sempre capito. Ha sempre mostrato entusiasmo nei miei confronti, comprensione, affetto. Non sono stato un padre troppo loquace, ho sempre parlato poco, ma a lei andava bene così, parlava al posto mio, cinguettava per me. Penso sempre che avrebbe forse preferito una madre, un genitore che le somigliasse di più, con cui avesse più argomenti in comune. Eppure non ha mai mostrato insoddisfazione verso il mio modo di essere padre, ha reso il mio ruolo estremamente semplice. È stata figlia, semplicemente, e c’è stata.

Sono pronto a lasciarla andare, anche se sarà dura, sono pronto a vederla partire con la sua valigia rossa e volare via.

Passerotti e orsi sanno riconoscere un pericolo, sanno sopravvivere, ma lo fanno in modo diverso. I passerotti volano via, muovono rapidamente le ali leggere e fuggono. Gli orsi si alzano in piedi e iniziano a rugliare, si rendono spaventosi, terrificanti. Ma hanno paura. Passerotti e orsi provano paura allo stesso modo, anche se la esprimono in modo diverso.

(Testo di Alessia Noia)

Lady Macbeth – Scene da un matrimonio alla Düsseldorfer Schauspielhaus

Torna a rivivere ancora una volta sul palco della Düsseldorfer Schauspielhaus Lady Macbeth, questa volta in una chiave un po’ diversa da quella shakespeariana. Infatti, si tratta della trasposizione in lingua tedesca di “Lady Macbeth – Scene da un matrimonio”, monologo scritto dal drammaturgo italiano Michele De Vita Conti, autore famoso per aver riportato in vita – grazie alle sue opere – personaggi del calibro di Mia Martini ed Edgar Allan Poe.

Gli studenti e le studentesse dell’italianistica con la Dott. Borvitz (Italienische Literaturwissenschaft) e Cinzia Tanzella (Sprachpraxis Italienisch) alla D’Haus

Mercoledì 4 maggio 2022 un gruppo di italianisti della Heinrich-Heine-Universität accompagnati da alcuni studenti e studentesse Erasmus provenienti dalle università di Milano, Modena e Torino, insieme alle docenti di italianistica,  hanno assistito allo spettacolo in lingua tedesca, al quale è seguito un incontro con la straordinaria attrice Caroline Cousin, la regista Alessandra Giuriola e lo stesso Michele De Vita Conti.

Quello che colpisce di più dell’opera di Michele De Vita Conti è come l’autore sia riuscito a prendere un personaggio già esistente nella letteratura, farlo suo e approfondirlo in modo molto originale. Non è stato affatto facile far parlare una donna, ha raccontato il drammaturgo, il quale si è costantemente confrontato con l’attrice italiana per la quale ha scritto l’opera. In più, è riuscito a scavare all’interno di un matrimonio cominciato nel migliore dei modi, fino a ripercorrere tutti i momenti che hanno portato allo sgretolamento della relazione e all’estrema decisione di Lady Macbeth di porre fine alla sua vita.

Per quanto riguarda la giovanissima attrice Caroline Cousin, è interessante apprendere che, oltre ad interpretare Lady Macbeth, è attualmente e contemporaneamente impegnata nella rappresentazione canonica del “Macbeth” di Shakespeare, interpretando, però, il ruolo di una delle tre streghe. Grazie alla sua straordinaria interpretazione e alla sua abilità nella recitazione, ma anche nell’utilizzo del suo corpo e della voce, il pubblico si è trovato di fronte a una Lady Macbeth completamente diversa. Il tutto è stato reso particolarmente suggestivo da una particolarissima scenografia volta a ricreare le profondità degli abissi marini. Il bianco ha rappresentato il colore dominante, dal trucco, al costume, dalla collana alla cuffietta della protagonista, e ha contribuito a creare la giusta atmosfera. Inoltre, il giovane e fresco volto dell’attrice, in forte contrapposizione con le emozioni violente rappresentate sul palco e con un personaggio idealmente più maturo, ha reso la ricezione dell’opera particolarmente efficace.

L’attrice Caroline Cousin

Al termine dello spettacolo ha avuto luogo l’incontro fra gli studenti, la regista, l’attrice, la scenografa e l’autore. Un momento di confronto in cui studenti e professori hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con gli artisti, porre domande in tedesco e in italiano, scoprire curiosità e scambiare idee. Temi ricorrenti fra le domande per l’autore sono stati certamente la difficoltà di descrivere, in quanto uomo, il punto di vista di una donna, il perché della scelta del personaggio di Lady Macbeth, le critiche , gli apprezzamenti, le reazioni del pubblico.

Caroline Cousin, la regista Alessandra Giuriola e Michele De Vita Conti con il pubblico.

La traduzione e la scrittura

Il testo originale dell’opera è stato oggetto di studio del corso Transkulturelle Textproduktion, un corso di scrittura e di traduzione verso l’italiano, durante il quale la docente ha proposto agli studenti un esercizio di scrittura creativa ispirato al monologo Lady Macbeth, nello specifico la scena riguardante il paragone tra quest’ultima e una myxinidae e tra suo marito e un barracuda lo squalo bianco. Un paragone volto non solo alla caratterizzazione dei personaggi, ma anche del loro matrimonio. La comparazione in questione è stata presa come spunto dalle studentesse del corso per la creazione di un testo descrittivo su varie categorie di rapporti interpersonali. Allontanandosi dal matrimonio complesso e tortuoso di Lady Macbeth, gli studenti le studentesse sono arrivate a comparare gli animali più disparati con fratelli, sorelle, nonni, amici e, addirittura, nemici. L’esercizio è riuscito a cogliere in pieno l’intenzione del drammaturgo, cioè che lo spettatore potesse riuscisse a ritrovare nella pièce teatrale la propria storia, indipendentemente dal tipo di rapporto e dalle persone che lo costituiscono.

Il testo tedesco italiano originale dell’opera di Da Vita Conti è stato tradotto in tedesco dalla Dr.ssa Borvitz, la quale lo ha anche reso parte del proprio corso di traduzione presso la HHU. Infatti, gli studenti si sono cimentati nella traduzione dall’italiano al tedesco di alcune parti dell’opera, avendo così modo di avvicinarsi più da vicino alla comprensione profonda del monologo.

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Per concludere, la serata a teatro ha riscosso un ottimo successo tra il pubblico e tra gli studenti grazie alla collaborazione di diversi artisti eccezionali. Difatti, Michele De Vita Conti si riconferma un drammaturgo straordinario e chissà quale altra opera ci regalerà prossimamente e, soprattutto, quale altro personaggio farà rivivere sulle scene dei teatri italiani ed esteri.

(Testo: Valentina Pane)

Qui un esempio di testo creativo nato a lezione sulla base del lavoro di analisi e traduzione svolto sulle prime pagine di Lady Macbeth: „Il passerotto lascia la tana.“