„Se non si può avere il tutto, il nulla é la vera perfezione.“
La vita di Guido, un regista famoso con un blocco creativo, si è trasformata negli anni in un girotondo di persone che gli ruotano costantemente attorno. La moglie, l’amante, gli amici e poi ancora i tecnici, i produttori e gli attori. Ognuno vuole, chiede, pretende qualcosa da lui che si trova al centro di questo cerchio che compie un giro vizioso e tortuoso. Per questo é incapace di ritrovare il suo posto, di distinguere le voci in questo vortice e ammettere di non sentire più nemmeno la sua stessa voce. Infatti la crisi si rivela sia professionale che esistenziale. Così il film presenta un susseguirsi confusionario di persone, di ricordi di una gioventù in tutto e per tutto ormai lontana e di eventi appartenenti alla realtà e alla fantasia.
Tra le figure che lo tormentano spicca quella dell’intellettuale, che rappresenta il suo più critico e cinico. È proprio lui a proferire le parole riportato all’inizio, facendogli notare che se non riesce a raggiungere la perfezione, non vale la pena nemmeno provare a fare qualcosa. Lo incita così ad abbandonare i progetti per il nuovo film in un momento di debolezza. Il suo discorso é duro e poco costruttivo: „E a lei che cosa importa cucire insieme i brandelli della sua vita, i suoi vaghi ricordi, o i volti delle persone che non ha saputo amare mai?”
Alla fine tutti, persone reali e personaggi immaginari, diventano parte di un enorme girotondo. Guido si unisce al loro cerchio festoso, prendendoli per mano, e accettandosi pienamente una volta per tutte.
(Testo: Irene)