“È la pace che mi fa paura.”

Marcello Rubini è un giornalista di servizi scandalistici con l’ambizione di diventare uno scrittore ed è alla ricerca dei segreti delle celebrità di Via Veneto con i suoi locali esclusivi, sempre circondato da altri fotografi che lo seguono nella speranza di una buona storia.

Marcello tradisce la sua fidanzata Emma una sera quando incontra la ricca Maddalena. Lei è annoiata dalla vita e i due fanno insieme un giro per Roma con una Cadillac; per caso incontrano una prostituta. 

Marcello e Maddalena passano la notte insieme nell’appartamento della prostituta mentre la fidanzata di Marcello tenta il suicidio perché sente di essere stata tradita. Quando Marcello torna a casa e vede che cosa à successo cade nel panico. Prova a convincere Emma del suo amore ma allo stesso tempo cerca anche di chiamare Maddalena. Poi c’è Sylvia, una star cinematografica che arriva a Roma per una conferenza stampa durante la quale Marcello chiama Emma che è ancora debole.

Emma gli chiede se è solo con Sylvia. Effetivamente Marcello seduce Sylvia e passa la notte con lei dichiarandosi innamorato. Il fidanzato di Sylvia è molto geloso e colpisce violentemente Marcello che non oppone resistenza. Marcello sogna ancora di diventare uno scrittore e insieme a Emma fa visita a un gruppo di intellettuali che si incontrano a casa dell’amico Steiner. Marcello ammira Steiner perché crede che Steiner abbia tutto ciò di cui un uomo ha bisogno nella vita: una casa, dei bambini, il successo professionale e degli amici intelligenti. 

Steiner propone a Marcello di FARGLI presentare un editore affinché Marcello possa finalmente concentrarsi sulla scrittura e lasciare i servizi scandalistici. Però quando Marcello prova a scrivere in una trattoria sul mare, non riesce a concentrarsi perché è affascinato dalla giovane Paola, la cameriera, che vuole imparare a scrivere a macchina per fare la dattilografa.

In un altro episodio, fuori città si svolge una festa in un castello. È organizzata da una famiglia della nobiltà romana e Marcello incontra ancora una volta Maddalena. Lei lo guida in un’altra parte del castello per poter parlare con lui e gli chiede se vuole fidanzarsi con lei. Mentre Marcello risponde dichiarando il suo amore, un altro invitato arriva e seduce Maddalena. Marcello si rivolge agli altri ospiti e seduce un’altra donna.

Durante un viaggio in macchina, Emma e Marcello litigano e Emma critica il comportamento di Marcello. Quindi lui la butta fuori dalla macchina e a lascia sola sulla strada. La mattina dopo, Emma è ancora là e Marcello torna a riprenderla. I due si riconciliano, ma appena arrivano a casa, Marcello riceve la notizia che il suo amico Steiner ha ucciso i suoi bambini e anche sé stesso. La moglie di Steiner non lo sa ancora e quando arriva alla fermata dell’autobus, Marcello accompagna la polizia per annunciarle la notizia.

Alla fine del film, l’amica di Marcello, Nadia, festeggia il divorzio dal marito con gli amici. Marcello è completamente disorientato e cerca di convincere gli ospiti della festa di fare un’orgia. Ma l’ancora marito di Nadia, Riccardo, arriva e pone fine alla festa. Alcuni degli ospiti vanno in spiaggia dove una creatura terribile è stata portata a riva nella rete dei pescatori. Anche la cameriera Paola è sulla spiaggia e grida qualcosa a Marcello però lui non riesce a sentirla e va via.

Il film è tutto un grande spettacolo e mostra la vita sociale con uno sguardo satirico. Fellini capovolge le regole del cinema mostrando un mondo caotico, con passione, alti e bassi e un protagonista complesso. Il film si sviluppa di episodio in episodio cercando di mostrare tutti gli aspetti della vita con scene romantiche, erotiche, grottesche ed ironiche. La dolce vita è la personificazione di tutte le corruzioni e le falsità della vita, mostra la morte, l’amore, la passione, la rabbia e la disperazione. 

(Testo di Tabea)

Un mondo a colori

“Giulietta, qui è tutto grigio, tutto fermo, tutto silenzio” sussurrano le voci presenti nella mente della protagonista. Giulietta degli spiriti è un film di cui proprio il colore è il filo conduttore tra i vari mostri del suo inconscio. 

La vita della protagonista sembra essere priva di sfumature: tutto è o nero o bianco. Le scenografie e i costumi legati alle presenze che lei avverte e ai ricordi della sua infanzia sono caratterizzati da colori cupi e atmosfere oscure, mentre la casa e i suoi abiti sono spesso luminosi, di un bianco candido e puro. Ma tra il nero e il bianco compaiono tanti altri colori attorno a Giulietta. I suoi ospiti e la sua famiglia indossano infatti abiti stravaganti e coloratissimi, che stonano con la sua sobrietà e semplicità.

Questo equilibrio si spezza nel momento in cui a Giulietta viene riferito il tradimento del marito. Quello stesso giorno abbandona i soliti abiti austeri per presentarsi ad una festa vestita completamente di rosso, pronta a trasgredire e a lasciarsi andare. Per la prima volta sentendosi sicura, bella e apprezzata, sale le scale della grande sala con eleganza e si fa ammirare dagli eccentrici ospiti. A questo punto Fellini ci regala un gioco di sguardi e sensazioni in cui i dialoghi diventano superflui, la musica si fa sempre più intensa e noi spettatori ci sentiamo parte degli invitati che osservano Giulietta. La canzone ci culla mentre lei si accascia a terra con le lacrime agli occhi ma sempre continuando a sorridere e a osservare gli altri, di cui vengono inquadrate le espressioni. 

Questo film non poteva che essere a colori, che ne raccontano la trama in maniera impeccabile, senza bisogno di parole.

(Testo di Irene)

Alla scoperta di sé stessi

“Chi pensi di essere, poverina? Non sei nessuno. Non sei nessuno per nessuno. Non conti niente. Sei una delle vittime.”

(Giulietta degli Spiriti)

Questo è quello che uno spirito, evocato durante una seduta spiritica, rinfaccia a Giulietta (l’attrice Giulietta Masina) o meglio anche ciò che lei ritiene di sé stessa. La nostra protagonista si è rifugiata nel suo mondo degli spiriti per sopportare la sua triste vita reale.  Mente a sé stessa e finge che tutto vada bene finché non viene a sapere che suo marito la tradisce.

In „Giulietta degli spiriti“ Federico Fellini ci porta in un mondo in cui la realtà e l’irrealtà si mescolano fino a quando non sappiamo più che cosa sia vero e che cosa sia solo il frutto della nostra immaginazione. La sua vicina di casa, Susy, (l’attrice Sandra Milo) e gli spiriti di Giulietta la aiutano ad affrontare e superare le sue angosce, le sue incertezze e i suoi traumi. Le fanno vedere mondi per lei finora sconosciuti, quasi scandalosi. Però solo così riesce a lasciar andare “la sua paura più grande – di essere felice”. Per Giulietta inizia un fantastico viaggio pieno di colori, fantasie e possibilità. Inizia un viaggio alla scoperta di sé stessa e verso la sua libertà.

Per tutta la sua vita Giulietta ha mentito a se stessa, è stata prigioniera della sua percezione. Una fantastica Sandra Milo le fa vedere ciò che nascondeva dentro di sé e le insegna a non avere paura della verità – perché “la verità ci rende liberi”.

Tramite un mondo di disillusioni ma anche sogni e aspirazioni Fellini porta alla luce una delle sfide più difficili dell’essere umano: staccarsi dal vivere per gli altri e cercare la felicità in sé stessi. Rinunciando ai suoi desideri e accontentando la gente intorno a lei, Giulietta si sarebbe quasi dimenticata di sé stessa. Un fenomeno che possiamo notare ancora oggi. Quanta gente avrà abbandonato ai propri sogni e accettato una vita meno soddisfacente per piacere agli altri? Quanta gente si sarà comportata come Giulietta? Lei ha dedicato tutta la sua vita alla felicità degli altri dimenticandosi completamente della sua. Ha persino accettato menzogne e subito intimidazioni. Però è riuscita a sconfiggere i suoi demoni.

In lei si impersona il cammino impegnativo ma inevitabile che tutti dobbiamo fare per capire che l’unica cosa che conta siamo noi stessi.

Giulietta l’ha capito. Non ha più bisogno dei suoi spiriti. Li libera e così libera sé stessa. Perché lei è abbastanza. Anzi lei è tutto. „Lei è la vita“.

(Testo di Alina)

Che cosa hanno a che fare i fantasmi con il femminismo?

Giulietta è una donna molto servile e ingenua. È sposata da 15 anni e sembra vivere una vita perfetta. Inoltre, è anche molto insicura e ha grandi dubbi su sé stessa. Anche è costantemente criticata dalla madre e questo non la fa star bene. Un giorno la protagonista scopre che suo marito Giorgio la tradisce. Lui parla nel sonno di una Gabriella, ma il giorno dopo, quando Giulietta gli chiede chi sia Gabriella, lui risponde che non lo sa e che Giulietta deve aver capito male.

Giulietta è molto delusa e comincia ad avere dei sogni a occhi aperti. Sono visioni in cui vengono evocati fantasmi scurrili ed erotici. Giulietta ha paura. È stata educata ad essere una giovane donna obbediente, che sia distinta, che sappia vestirsi bene e farsi bella per il marito. Giulietta non conosce l’autodeterminazione. È per questo che le visioni la spaventano. Le mostrano l’opposto esatto di ciò che è stato importante nella sua vita fino ad ora e non ha nessuno con cui confidarsi. Una vicina di casa la invita nella sua villa. La donna ha una personalità estroversa e aiuta Giulietta a lasciarsi andare. Ma Giulietta non è pronta e ha sensi di colpa. Anche il fatto che suo marito la tradisce mette a dura prova la giovane donna perché non sembra adattarsi al suo piccolo mondo perfetto. La giovane donna è stata un’estranea a sé stessa, dipendente dagli altri, cercando di essere la moglie perfetta. Adesso si trova in una battaglia contro la pressione sociale e in un certo modo contro sé stessa. Si sente combattuta tra la sua vita apparentemente perfetta, dettata dalla madre, e la libertà di decidere da sola. Comincia ad affrontare le sue paure con l’aiuto di uno psicoanalista e riesce a superarle. Le visioni decostruiscono la realtà e così permettono a Giulietta di affrontare i suoi problemi. Le visioni mostrano un altro mondo tante volte scioccante e scandaloso che aiuta la protagonista a vedere la realtà che conosce sotto una nuova luce. Così, Giulietta riceve la possibilità di cambiare e di cominciare la vita che vuole lei.

Il film mostra l’auto-liberazione di una donna attraverso la quale può finalmente determinare sé stessa e vivere la sua vita libera dalla pressione sociale.

„Io sono a me stesso tetto, finestra e focolare; le mie parole sono il mio cibo, i miei pensieri, la mia bevanda: dunque sono felice“.

Queste sono parole, che se collocate al tempo dell’uscita del film, possono fornire un ulteriore punto di vista. È il 1965 e in Italia si inizia a parlare di legge sul divorzio. Impossibile quindi non pensare a questo film come ad una descrizione della condizione della donna a quel tempo. Giulietta Boldrini, quindi, è la donna. La donna della buona società romana che sembra avere tutto: ricchezza, prestigio e un marito brillante. Ma la realtà è diversa perché la relazione con il marito non è idilliaca, lui, infatti, la tradisce. Giulietta inizia il film tra le braccia del marito, perdutamente innamorata di lui tanto da perdonargli tutto. Giulietta è la donna che vive di amore, che ama nonostante tutto, la donna che senza amore non vive ed entra in crisi. A pesare su di lei, inoltre, c’è l’educazione cattolica ricevuta in collegio, che la tiene ancorata a convenzioni che di lì a poco verranno superate. Comincia a frequentare diversi veggenti, ma soltanto con la temuta conferma dell’infedeltà del marito e il riavvicinamento alle sue origini, Giulietta si libera del caos interiore e dalle infedeli braccia del marito. Finalmente Giulietta è libera, libera dal matrimonio, dalla crisi coniugale e dai tradimenti. Finalmente Giulietta è la donna che può contare su di sé, il tetto, la finestra, il focolare . . . dunque è felice.

(Testo di Carmine)

Un gioco di alternanza.

Tutta la mia vita è piena di gente che parla, parla, parla… Andatevene! Fuori tutti di qui!

(Giulietta degli Spiriti)

Girato nel 1965, Giulietta degli spiriti è l’undicesimo film del grande regista Federico Fellini e il suo primo film a colori. Con sua moglie, Giulietta Masina, nel ruolo principale, Giulietta degli spiriti ha vinto il Golden Globe nella categoria Migliore film Straniero.

Il film esplora la sfera psicologica secondo un gioco di alternanza fra realtà e immaginazione. Infatti il cambio frequente fra avvenimenti e persone reali ed eventi e creature immaginate da Giulietta è la cosa che distingue questo film e lo colloca tra le opere postmoderne. Quel cambio serve a indagare le paure e i desideri subconsci di una persona.

Giulietta vede frequentemente persone che non esistono o che sono esistite in un tempo passato.  Loro chiamano, fanno conversazioni con lei e le danno spesso diversi consigli. Alcune di loro si vestono e comportano in modo di un po’ osceno. Un flashback nell’infanzia della protagonista rivela che Giulietta è stata educata in un collegio di suore. Forse questa esperienza l’ha spaventata e segnata per sempre. Forse le manca l’amore di sua madre, che dà più valore all’aspetto esteriore che al benessere di sua figlia. Lo spettatore non capisce veramente la ragione per gli spiriti che l’accompagnano.

Giulietta, molto sconvolta, dopo aver scoperto il tradimento del marito, fa la conoscenza di una vicina, Susy, che la introduce nel mondo dell’amore “libero”. Susy trova anche per Giulietta un giovane amante, ma lei ricordandosi i principi morali impartiti al collegio di suore, fugge. Anche di quest’incontro non si sa se si tratti di un avvenimento reale o no.  Forse esiste solo della immaginazione di Giulietta, rivelando così il suo desiderio di vendetta verso suo marito, in cui anche lei lo tradisce. Alla fine cerca di liberarsi dalla moltitudine di immagini nella sua testa che non fanno che confonderla e conclude disperata: „Tutta la mia vita è piena di gente che parla, parla, parla… Andatevene! Fuori tutti di qui!“

Oltra all’alternanza tra realtà e immaginazione anche la conclusione del film è ambigua. Giulietta non ha più paura di confrontarsi con l’infanzia e poi sorridendo va in direzione del mare. Forse ha deciso di accettare il tradimento di Giorgio e di rimanere con lui. O forse ha deciso di lasciarlo. Addirittura la stessa attrice Giulietta Masina non ha potuto affermare con sicurezza il significato della fine

Nessuno è un’isola.

„Io non ho bisogno di nessuno.” Penso che con questa frase detta da Zampanò, Fellini voglia mostrare nel suo film, La strada, che ognuno nonostante quello che crede si deve rendere conto alla fine di avere bisogno di qualcun’altro.

I protagonisti principali, Gelsomina e Zampanò, vengono interpretati da Giuletta Masina, la moglie di Fellini, e Anthony Quinn, che a quel tempo non era ancora diventato famoso. Anche il personaggio del Matto viene interpretato da un americano, Richard Basehart. Due su tre protagonisti principali non erano italiani e non parlavano l’italiano. Infatti, quando il film è stato girato, i dialoghi che hanno recitato Quinn e Basehart erano in inglese, mentre i dialoghi degli altri attori erano in italiano. Questa particolarità del film è stata risolta in modo che Fellini ha girato le immagini senza il suono e poi ha caricato tutti i dialoghi in italiano con gli attori e i doppiatori italiani. Perciò si possono vedere scene nelle quali i suoni non corrispondono con i movimenti delle labbra degli attori.

Il film di Fellini gioca sul contrasto fra i caratteri. Si possono paragonare Zampanò e Gelsomina: lui è rozzo, un burbero, ha una disposizione violenta, diventa furibondo molto velocemente. Lei invece è ingenua, semplice, dolce, pronta a fare quello che le viene detto e accettare ogni situazione. E poi c’è il Matto. Anche lui è, come Zampanò, un saltimbanco, costretto a girare in tutto l’Italia per fare una vita. Eppure, rimane con il buon umore. Consiglia Gelsomina che ogni cosa, addirittura un sasso, serve a qualcosa e così anche lei ha un valore. Zampanò affronta ogni situazione e tutte le persone con impazienza e violenza; il Matto invece vede ogni situazione positivamente e filosoficamente anche se non ha. Con quel raffronto Fellini mostra che ognuno può scegliere come vuole essere e vivere nonostante la vita sia piena di difficoltà.

La sceneggiatura nel film può essere descritta generalmente come triste. Fellini mostra un’Italia dopo guerra in cui regna l’estrema povertà, cosicché una madre si sente costretta a vendere sua figlia per dieci mila lire affinché sia capace di mantenere gli altri figli. Quindi, un altro tema del film è la povertà, non solo la mancanza dei denari ma anche dell’anima. Zampanò si rende conto che ha perso qualcuno che lo amava ed era pronta a fare tutto quello che voleva, e qualcuno che – senza che si accorgesse prima – anche lui ama a suo modo. Così la perdita di Gelsomina era anche la perdita della sua anima, di sé stesso.Per citare il poeta famoso inglese, John Donne, “nessuno è un’isola”.

(Testo: Jamuna)

Gelsomina buffa e tenerissima

Credo di aver fatto il film perché mi sono innamorato di quella bambina- vecchina un po’ matta e un po’ santa, di quell’arruffato , buffo, sgraziato e tenerissimo clown che ho chiamato Gelsomina e che ancora oggi riesce a farmi ingobbire di malinconia, quando sento il motivo della sua tromba.

(F.Fellini)

È con queste parole che il regista Federico Fellini descrive Gelsomina, la sfaccettata protagonista del suo film La strada.

Ma chi è Gelsomina?  E come si presenta agli occhi attenti del pubblico?

Il film inizia proprio con una triste svolta del suo destino, che la vede è costretta a partire per aiutare la sua bisognosa famiglia. Parte con il saltimbanco Zampanò, che qualche anno prima aveva già “portato con sé” la sorella maggiore che di lì a poco sarebbe morta. Il rude Zampanò è un artista viaggiante che tenta di guadagnarsi da vivere con improbabili spettacoli in giro per l’Italia; una nazione, nei primi anni ’50 ancora molto povera e contadina. 

Gelsomina, ancora impreparata ad affrontare il mondo reale, viene scelta da lui come aiutante che lo dovrà assistere e accompagnare in ogni pezzo; vestita da clown dovrà introdurre il pubblico all’esibizione e presentare l’artista con la tromba. Da subito si può comprendere che Gelsomina sia una ragazza ingenua, ma al tempo stesso curiosa. Avendo molta voglia di conoscere il mondo e chi la circonda, assilla Zampanò con le più fantasiose domande, spesso dimenticando il loro gerarchico rapporto, ma è anche pronta ad assecondare ogni sua richiesta, nonostante lui non si prenda cura di lei nel modo giusto.

Ma le caratteristiche che il pubblico ha modo di apprezzare maggiormente sono quelle della Gelsomina sensibile e buona, che pur venendo spesso bistrattata e trascurata, si mostra sempre fiduciosa e riconoscente.

Lo dimostra non abbandonando Zampanò, bensì rimanendogli fedele, quando le viene proposto di seguire il mondo del circo, ricco di opportunità. Buona, perché anche davanti a un Bambino malato, che a quei tempi veniva tenuto nascosto come un motivo di vergogna, sente solo la voglia di provare a farlo sorridere senza alcun pregiudizio. Sensibile perché è una Gelsomina che viene profondamente scossa dall’aggressione al suo amico il Matto, e che, sentendosi responsabile per l’episodio, non riesce più a vivere serenamente. Fino alla fine dei suoi giorni ripeterà “Il matto sta male” senza darsi pace.

Gelsomina viene apprezzata dal pubblico per le sue massime capacità espressive: dal suo viso traspaiono sempre stupore e meraviglia. È una protagonista che fa tenerezza e come afferma il regista genera “un senso di malinconia” poiché, rappresentando sulla scena tante peculiarità della vita, familiari a ognuno di noi, si rende autentica e amabile.

Dove sei, Gelsomina?

“Gelsomina, Gelsominaa” si sente chiamare da voci fuori campo, la figura che vediamo solo di spalle nella prima scena di “La strada”. In questo film di Fellini viene anche affrontato il tema del lutto che divide la storia in tre parti.

All’inizio lo spettatore si ritrova in una spiaggia quasi deserta davanti ad una situazione difficile: la madre di Gelsomina è costretta nuovamente a vendere una figlia al rozzo girovago Zampanò. Questa volta si tratta di Gelsomina. La sorella, Rosa, aveva subito la stessa sorte poco tempo prima in seguito alla morte del padre ed era venuta poi a mancare in circostanze non pervenute. Non viene dato particolare spazio al dolore suscitato da queste due importanti perdite nei familiari, bensì ne vengono enfatizzate le ristrettezze economiche per giustificare la scelta di separarsi da un’altra figlia. Così Gelsomina inizia il suo viaggio al fianco di Zampanò, imparando i suoi trucchi e sopportandone a malincuore i maltrattamenti.

In seguito, l’incontro con il matto rappresenta un momento fondamentale nella storia così come la sua morte. “Morirò presto” ripete più volte il Matto a Gelsomina trasmettendoci un cattivo presagio. Viene infatti ucciso in una lite da Zampanò. D’ora in poi, Gelsomina, troppo turbata per rielaborare il lutto, non sarà più la stessa e per questo verrà abbandonata da Zampanò. La perdita dà inizio a un percorso di annullamento che piano piano la porterà alla morte.

La storia di Gelsomina si conclude nel luogo in cui era iniziata: una spiaggia. Il ciclo si chiude. Il fruscio del vento e dell’infrangersi delle onde vengono accompagnati dai singhiozzi disperati di Zampanò che si rende conto per la prima volta di cosa ha perso. Non servono parole per farci capire che Gelsomina alla fine è riuscita nel suo intento: Zampanò è stato redento.

E che strada prendi tu?

Quando un giorno incontrano di nuovo Il Matto, c’è una disputa tra i due. Zampanó uccide Il Matto. Gelsomina è disperata; con la morte del Matto, muore anche la gioia, la speranza e, in definitiva, la vita per Gelsomina. Alla fine, Zampanó se ne va e lascia Gelsomina da sola.

Anni dopo. Zampanò sente una donna cantare. Canta la canzone che Gelsomina ha sempre suonato alla tromba. Da questa donna apprende che Gelsomina è morta. È molto triste, mangia a malapena e piange molto. Una mattina, non si è svegliata.

Per la prima volta, Zampanó piange, incosciente di ciò che ha fatto a sé stesso e agli altri. Lui cerca di scaricare la sua rabbia bastonandosi in un bar. Alla fine, è sdraiato sulla sabbia vicino al mare.

Possiamo vedere questa storia come una grande metafora. La strada della vita di Gelsomina e Zampanò è destinata a incontrarsi, i percorsi e le diramazioni rappresentano le diverse possibilità che ci sono nella vita. Gelsomina è la personificazione dell’amore, della curiosità, dell’ingenuità e Zampanó è gretto, rude, rappresenta la forza e il desiderio materiale. Il Matto rappresenta la speranza e quando è ucciso la speranza muore con lui.

„La Strada“ mostra il mondo affascinante dei giocolieri, ma anche un mondo di periferie povere e case distrutte. Il film dipinge l’assurdità dalla vita. La tendenza alla mancanza di meta e la causalità degli eventi nella vita di Zampanò e Gelsomina cercando un proprio posto sono strutture presenti in ogni strato sociale. Ognuno porta alcune di queste tratte del carattere, la questione è quali decisioni ognuno prende. Nel caso di Zampanò vediamo un uomo le cui azioni crudeli lo raggiungono e arrivano alla consapevolezza facendolo sentire solo e privo d’aiuto.

Quello che possiamo imparare è che i nostri tratti del carattere non devono definire le nostre azioni. Sono le strade che prendiamo che contano.