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Archiv für den Monat: März 2021
Italienisch lernen: Motivation und Ziele
Dolce Vita ist dein Lebensmotto?
Wenn du jemals in den Genuss des italienischen Flairs gekommen bist und die pure Lebensfreude der Italiener nachempfindest, dann ist die italienische Sprache Musik in deinen Ohren! Sei es, um in deinem Lieblingsrestaurant deine Pasta auf Italienisch zu bestellen, deinem Temperament beim Fluchen auf der Autobahn mal richtig Ausdruck zu verleihen oder deinen Liebsten endlich „Ti amo!“ zu sagen: hier erfährst du die wichtigsten Gründe, Motivationen und Ziele, warum du Italienisch lernen solltest.
Reiseziel Italien
Welchen besseren Grund gibt es wohl als Italien selbst?
Das vielfältige Land überzeugt mit seiner atemberaubenden Landschaft, einem Wechsel aus grünen Bergen und goldenen Stränden. Ebenso zieht es uns in die belebten Großstädte: ins historische Rom, zum Canal Grande in Venedig oder nach Mailand, der Stadt der Mode. Erleben wir Italien nun auch durch seine Sprache, denn Italienisch ist der Schlüssel zu Italien selbst. Im Austausch mit Italienern wirst du das Land besser kennenlernen, den Stolz der Italiener nachempfinden und dem bunten Mix aus Kultur und Geschichte näherkommen.
Italienisch im Alltag
Wir alle lieben die italienische Küche mit seinen Spezialitäten und dem guten Wein. Und während des Zubereitens vom Antipasti singt im Hintergrund Andreas Bocelli in der melodischsten Sprache der Welt.
Als Fan italienischen Essens und der Musik ist es ein Muss die Sprache zu beherrschen.
Sollte dir jemals die Motivation zum Lernen fehlen, höre dir deine italienische Lieblingsmusik an und versuche den Lyrics mitzusingen. Vielleicht verstehst du sogar einiges vom Text. Falls du einen zusätzlichen Anreiz zum Start fürs Lernen brauchst, schau italienisches Fernsehen oder ganz klassisch „To Rome with Love“ mit Untertitel.
So einfach war Sprachen lernen noch nie!
Erfahrungen in Sprachen
Italienisch lernen ist unfassbar einfach! Ganz besonders, wenn du bereits eine romanische Sprache sprichst. Du wirst schnell merken, dass sich viele Wörter zum Beispiel im Spanischen oder Französischen ähneln. Manchmal ist ebenfalls der Satzbau gleich aufgebaut. So lassen sich leicht Parallelen ziehen und du kannst dir beim Vokabeln lernen Eselsbrücken bauen. Aber auch ohne Vorkenntnisse lässt sich diese Sprache schnell und leicht lernen; ob jung, ob alt, unabhängig davon, ob du ein Sprachtalent bist oder dich die Sprache auf deinem Bildungs- oder Berufsweg unterstützt. Und Beste dabei: Italienisch lernen macht Spaß!
Praktisch fürs Leben
Wie hilft mir Italienisch fürs Leben?
Vielleicht hast du Freunde oder Verwandte in Italien mit denen du dich am besten in ihrer Muttersprache unterhältst. Auch auf Reisen ist es immer nett, mit neuen Bekanntschaften Smalltalk zu halten. Oder ganz exotisch: überrasche deine Familie bei deiner nächsten Italien-Reise mit einer Postkarte, original auf Italienisch verfasst!
Im Italienisch-Kurs lernst du solche praktischen Dinge, wie du dich vorstellst, einen kurzen Dialog führst und kleinere Texte schreibst. Nebenbei übst du auch Basics, die beim Reisen Gold wert sind – etwa eine Bestellung aufgeben oder nach dem Weg fragen.
Neue Sprachen ermöglichen internationale Verständigung und können sich zugleich positiv auf deine Zukunft auswirken. Bestenfalls führt das Lernen der Sprache zur Wahl deines Berufswunsches.
Wir sehen also, dass das Lernen einer neuen Sprache ein kleines Abenteuer für sich ist und eine Chance bietet, das Leben zu bereichern. Im Alltag, auf Reisen oder für die Zukunft eröffnet dir die Sprache unbekannte Blickwinkel und du lernst eine neue Facette Italiens kennen. Wenn dich Italien begeistert und du deinen nächsten Urlaub in der Toskana planst, lern Italienisch – und bring so deine Leidenschaft zur Sprache.
Es lohnt sich!
Perché impari l’italiano?
(Text: Sophie V.)
(Fotos: Pexels.com)
„Se ingoio queste salsicce una per una, la gente lo capirà che sono italiana come loro? Identica a loro?”
La protagonista del racconto “Salsicce” di Igiaba Scego, contenuto nella raccolta “Pecore nere” edita da Laterza del 2005 , compra alla vigilia di Ferragosto cinque chili di salsicce con l’intento di margiarle tutte – lei mussulmana sunnita – per sentirsi italiana al cento per cento. Ma non ci riesce. Perchè non sa come prepararle, se friggerle, lessarle o farle al forno. Perché, nonostante provi a cucinarle, non può identificarle con una tradizione culinaria familiare, neppure ispirarsi a ricette materne: infatti l’unico piatto con carne suina mangiato a casa per sbaglio e poi vomitato è stato un’insalata di riso con wurstel truffaldini finiti inavvertitamente nella pietanza con i sottaceti. Infine pur spinta dal suo fermo proposito, vomita il primo boccone di salsiccia prima ancora di ingoiarlo.
Ma perché questa sfida contro la propria pancia? Le salsicce devono risolvere un conflitto interiore che si acuisce in seguito alla domanda posta dall’esaminatrice di un concorso pubblico se la protagonista si senta più italiana o più somala. Una domanda simile a quella che si potrebbe fare a un bambino, chiedendogli se ami più la mamma o il papà. Insomma, una domanda poco intelligente.
Se è già difficile definire la propria identità, è ancora più difficile frazionarla. Come dire di essere per ¾ somala e per ¼ italiana? O ½ italiana e ½ somala? La soluzione all’interminabile rimuginio della protagonista è la stesura di due liste in cui nero su bianco lei enumera i caratteri della sua identità. Noi da lettori ci rendiamo subito conto di quanto il suo essere binazionale sia un arricchimento, proprio perché le caratteristiche di questa persona si raddoppiano riempendo due liste e non solo… danno spazio a contraddizioni, gusti culinari misti, comportamenti contraddittori ma che non si escludono.
In fondo non riuscire a mangiare delle salsicce non è poi così drammatico se si ha il passaporto italiano, si passa un concorso pubblico, si parla il romanesco, si guardano film di Ettore Scola, Alberto Sordi e Vittorio De Sica, si fa zapping per i programmi italiani come la protagonista.
Il problema di base è un problema di pancia: 1) l’odore delle salsicce non l’attira, anzi è ripugnante; 2) il modo in cui le prepara (le lessa) non stimola l’appetito; 3) quando ne assaggia un pezzo prova subito rigetto e lo vomita. La pancia si oppone così all’imposizione della testa di fare qualcosa (mangiare le salsicce) per definire la propria identità (essere italiana). Ma questa è una convinzione erronea perché essere vegetariani o vegani è una tendenza molto diffusa oggi in Italia. Inoltre l’italiano medio non è una persona stereotipata. Viene da chiedersi dunque perché non accettare i fatti per quelli che sono senza precipitare in conflitti di identità che si basano su una mentalità superficialmente tradizionalista e mono-culturalista. Esistono tradizioni e costumi nazionali, esistono mode di massa, ma nella nostra società occidentale oggi siamo liberi di seguire alternative, modi di fare e di essere più consoni ai propri gusti personali e alle proprie esigenze.
Al di là delle abitudini alimentari è il colore della pelle il vero problema della protagonista, il tratto che la fa sentire inevitabilmente straniera. A un certo punto scrive: “Io mi sento tutto, ma a volte non mi sento niente. Per esempio sono niente sull’autobus quando sento la frase Questi stranieri sono la rovina dell’Italia e mi sento gli occhi della gente appiccicati addosso tipo big bubble.” “Il razzismo non è una burla.”, scrive ancora. Ma qui non si tratta più solo di una percezione soggettiva, di un complesso psicologico, è un dato di fatto di cui parlano pagine e pagine di quotidiani nazionali e internazionali. Di questo ci occuperemo in un’altra occasione.
Soffermandoci sulla nostra lettura questa volta abbiamo voluto guardare e riflettere sulle nostre abitudini legate a diversi contesti nazionali e culturali e ci siamo divertiti a stilare anche noi delle liste contenenti i nostri tratti italiani e tedeschi, ma non solo, per rafforzare la consapevolezza che essere binazionali o trinazionali è un arricchimento di cui essere orgogliosi.
Cliccate sui nomi e ascoltate cosa raccontano gli studenti e le studentesse della laurea triennale di Romanistica sulle proprie abitudini e la loro nazionalità.
(Testo di Cinzia Tanzella)
Questa è un’occasione anche per te per rivedere le tue abitudini. Vuoi inviarci anche tu la tua lista? Scrivi a tanzella@hhu.de
Lorenzo
Mi sento italiano quando: 1) sono a casa con la mia famiglia, 2) mangiamo pizza, pasta, pesce o salsiccia, 3) sono in gelateria da mio padre, 4) guardo la rai, 5) guardo il Milan con tanta passione, 6) a casa tutti parlano a voce alta, 7) invidio la puntualità e la precisione dei tedeschi, 8) mi vesto bene ed elegante, 9) ogni giorno devo parlare a telefono con tantissimi parenti, 10) sono in Italia e vedo il mare, la spiaggia e c’è tantissimo sole.
Mi sento tedesco quando: 1) sono con i miei amici, 2) beviamo un sacco di birra, 3) partecipo al Schützenfest, mi metto l’uniforme e marcio con i miei amici, 4) esco con i calzini bianchi e la tuta, 5) mangio un Bratwurst e mi piace un sacco, 6) mantengo le regole e provo ad essere preciso, 7) ho una conversazione tranquilla senza alzare la voce, 8) sono allo stadio del Borussia Mönchengladbach e canto canzoni e grido come un pazzo, 9) visito posti bellissimi come le montagne renane dell’Eiffel oppure città come Düsseldorf o Cologna, 10) sento criticare la Germania ed io invece mi sento a mio agio qui.
Azahara
Mi sento spagnola quando
- mangio una enseimada, che è un dolce che si mangia per colazione;
- mangio il bocadillo che fa mia nonna;
- mangio il formaggio manchego;
- preparo insieme a mia zia il fideúa;
- giochiamo il gioco delle galline;
- passo tra le strade strette pieni di sassi di Altea;
- mangio gamberi e cozze:
- festeggiamo “La Fiesta De Las Reinas” a La Nucia con fuochi d’artifici;
- giro in una città e vedo che in tutti i angoli c’e gente che vende churros.
Mi sento italiana quando
- mangio il pandoro con lo zucchero;
- sento la canzone “la mia storia tra le dita”;
- gioco con mio padre e mia sorella a scala 40;
- mangio la brioche con il cioccolato o pure con crema di latte;
- guardo la serie Lady Oskar;
- vedo che mia nonna si mette a vedere di nuovo Nino D’Angelo;
- andiamo alla spiaggia con i sassi di Trieste;
- mangio la pasta solamente con il burro da mia zia.
Mi sento tedesca quando
- vedo che fa sempre maltempo;
- mangio delle patate, patate fritte o il purè;
- ascolto il rap tedesco;
- sono puntuale;
- vado all’Oktoberfest;
- guardo il film “Die Wilden Kerle”;
- ascoltiamo Schlager alla festa del villaggio che è anche la tipica musica del Carnevale.
Sabrina
Mi sento peruviana quando:
- Uso molto i diminutivi, ad esempio: “amiguito… ese carrito… parece nuevesito…”
- Mi fa strano vedere un piatto senza riso. Perché? Perché mangio tutto con il riso.
- Nello stesso piatto combino più cibi: pasta e riso, pasta e patate, pasta e carne.
- Ascolto e ballo il huayno, una nostra musica tradizionale.
- Chiamo l’avocado palta e le mie amiche sudamericane non mi capiscono.
- Faccio colazioni salate: panini con il pollo, con l’avocado, con il formaggio.
- Mia madre mi obbliga a parlare con parenti, la maggior parte dei quali nemmeno ricordo.
- Per ogni partita importante metto la bandiera peruviana fuori di casa.
- Ho sempre voglia di ballare la salsa, la bachata e il merengue.
- Quando saluto con un bacio, sì con uno solo.
- Quando mi guardo allo specchio e mi sento orgogliosa di essere peruviana.
Mi sento italiana quando:
- Gesticolo.
- Odio con tutto il cuore la pizza con l’ananas.
- Non bevo mai il cappuccino dopo le 11.
- Almeno due volte al giorno dico “cazzo”.
- Inizio a discutere con chi mi dice che l’estathè al limone è più buono di quello alla pesca.
- Non riesco a dire “è la tipica ragazza italiana che a volte può sembrarti strana” senza iniziare a cantare.
- Mi sento italiana, o meglio, genovese quando: dico “belin” per dire “minchia”.
- Mangio la focaccia a colazione, per merenda, prima di cenare.
- Preparo il pesto e la salsa di noci.
- Quando dico: “sciûsciâ e sciorbî no se pêu” e nessuno mi capisce.
- Quando mi guardo allo specchio e mi sento orgogliosa di essere italiana.
Sabrina si presenta:
„Sono nata e cresciuta a Genova. In casa parlo / ho sempre parlato sia italiano che spagnolo. Mio padre è italiano, mia madre peruviana. Essere italiani per me significa essere il ritratto di un paesaggio naturale, uno di quelli mozzafiato che con la sua semplicità ti fa innamorare. Non a tutti può piacere, anzi molti lo possono anche criticare trovandone difetti, ma è proprio quello il bello del paesaggio, non un qualcosa di perfetto, ma un qualcosa di vero e indimenticabile nonostante tutto.
Essere peruviani per me significa essere la melodia di una canzone. Non una canzone qualsiasi ma una di quelle allegre che ti fanno venire voglia di ballare, che ti fanno venire la pelle d’oca perché ti fanno viaggiare con la mente e ti ricordano momenti belli e spensierati dell’infanzia.“
Ester
Mi sento italiana quando…
1) Faccio la scarpetta col sugo; 2) mangio la pasta a pranzo ogni giorno (rigorosamente con parmigiano e peperoncino); 3) applaudo quando atterra l’aereo; 4) gesticolo con le mani e parlo a voce troppo alta; 5) Saluto una persona con due baci sulla guancia; 6) Faccio colazione al bar con cappuccino e cornetto; 7) compro un espresso ogni volta che mi fermo ad un autogrill; 8) preparo un video di compleanno per i diciotto anni di un amico; 9) guardo i film di Checco Zalone; 10) faccio la siesta dopo pranzo; 11) vado in motorino con la mia migliore amica; 12) sento la nostalgia del sole e del mare.
Mi sento tedesca quando…
1) Rispetto i colori del semaforo; 2) lascio la mancia; 3) mangio la verdura fresca come snack (soprattutto i peperoni crudi); 4) mangio la pizza con l’ananas; 5) uso i mezzi pubblici; 6) butto le cicche delle sigarette nella spazzatura; 7) metto la sedia sul tavolo a fine lezione; 8) riporto i vuoti a rendere al supermercato; 9) festeggio il Carnevale con gli amici; 10) partecipo ad una serata di giochi da tavolo; 11) fumo la shisha con la mia migliore amica; 12) vado a scuola ad agosto e resto a casa il sabato; 13) posso tranquillamente fare shopping all’ora di pranzo; 14) mi levo le scarpe per entrare in casa d’altri.
Ester racconta:
Sono nata e cresciuta a Montesilvano, una piccola città in provincia di Pescara (Abruzzo). In casa ho sempre parlato italiano, nonostante viva con la mia famiglia in Germania da otto anni. La mia famiglia è di origine italiana, mio padre è nato a Ferrara e cresciuto a Pescara, città nativa di mia madre.
Essere italiani per me significa essere un’esplosione di vita, parlare a voce troppo alta e gesticolando, amare le grandi voci italiane e cantare a squarciagola, saper godere della compagnia e dello stare insieme, apprezzare la buona cucina, l’arte e la cultura.
Essere tedeschi per me significa essere dei cavalli da corsa, avere sempre un’idea propria essendo in grado di esporla ad altri, sapere cosa si vuole e lottare con metodo e determinazione, avere attenzione per le cose, l’ambiente e la vita comune.