2. Che cavolo di storia!

Ciao a tutti!

Benvenuti a un nuovo episodio del podcast degli studenti del dipartimento di Romanistica dell’università Heinrich-Heine di Düsseldorf.

Questo podcast è dedicato a chi impara l’italiano e vive in un paese germanofono o a italiani che imparano il tedesco. Cercheremo di mettere in evidenza le differenze tra l’italiano e il tedesco o, come in questa puntata, qualche particolarità di una delle due lingue.

Questo episodio fa parte della rubrica dedicata ai proverbi con riferimento alla cucina e alla tradizione culinaria.

Il mio nome è Sofia e oggi vi parlerò per la prima volta a modo mio di questo argomento.

Vi presenterò una situazione ed alcuni esempi che girano intorno a un solo alimento… Capirete subito di cosa si tratta.

È un ortaggio facile da trovare in tantissime varietà sui banchi di un mercato come nei grandi supermercati. Viene lodato sin dai tempi più lontani per le sue proprietà. Gli antichi lo consideravano una pianta sacra, nata dal sudore di Zeus, afrodisiaco e in grado di curare una quantità di malattie: Sto parlando del cavolo.

Oltre ad essere di grande beneficio per la salute, è un alimento versatile e ci sfida a portarlo a tavola in tanti modi diversi. Essendo però molto economico e commerciale è divenuto simbolo di cosa spregevole oppure di scarso valore e poco pregiato.

Infatti “Non valere un cavolo” significa non valere nulla, nemmeno quanto un cavolo.

Ecco, non solo versatile in cucina, anche nel linguaggio figurato il cavolo è “il re dei modi di dire”.

Da italiana che vive in Germania ovviamente mi trovo molto a contatto con i tedeschi, ancor più all’università con tedeschi che hanno spiccato interesse e curiosità per la lingua italiana.

Dunque, un giorno due coetanee del mio corso mi hanno raccontato emozionate delle loro vacanze trascorse in Italia, precisamente in Toscana. Ed una delle loro esperienze fatte in un bar affollato di Firenze un venerdì pomeriggio, si presta molto bene come esempio per introdurre la puntata odierna di questo podcast.

Loro stavano consumando un caffè al banco. La gran parte dei clienti stavano prendendo un aperitivo, come la coppia di mezz’età affianco a loro.

Quando una delle mie compagne si è alzata per andare via, è inciampata sbadatamente sulla sedia rovesciando il Negroni (n. d. R. tipico aperitivo di Firenze) addosso alla signora affianco, che ha esclamato: “E che cavolo…!

Al che, la mia compagna accortasi del danno causato e imbarazzata ha chiesto subito scusa. Non conoscendo bene la lingua, ha immaginato che la signora fosse molto arrabbiata, ma non riusciva a capire cosa c’entrasse il cavolo. In più il barista, molto attento, ha offerto aiuto alla signora, che ancora arrabbiata ha risposto: “Fatti i cavoli tuoi!

La signora è restata nella memoria delle mie due compagne come “la signora dei cavoli”. Ma cosa voleva dire con le sue espressioni?

Dire semplicemente “E che cavolo” esprime rabbia, come ben si può capire nella situazione della signora, alla quale è stato rovesciato addosso l’aperitivo. Della signora arrabbiata si potrebbe dire che era “incavolata”, arrabbiata. Le mie due compagne invece “non ci capivano un cavolo”, ovvero non ci capivano niente.

L’espressione rivolta al barista “fatti i cavoli tuoi” equivale a dire “fatti i fatti tuoi”, che solitamente si usa in risposta a una domanda non gradita o inopportuna. Si potrebbe anche dire “sono cavoli miei”, ovvero “fatti miei”. Insomma, la signora voleva essere lasciata in pace.

Se vi siete incuriositi, vi cito altri esempi:

Fare o dire una “cavolata” significa commettere una sciocchezza, parlare da stupidi; è sinonimo di fare una sciocchezza.

Se una persona è pigra e non fa ciò che dovrebbe fare o se una cosa è inefficace, non mostra l’utilità prevista, si dice che “non fa un cavolo”; cioè non fa niente o non funziona.

Di una cosa completamente fuori luogo e inadeguata si dice che ci sta “come i cavoli a merenda”; cioè è inopportuno.

Un’azione maldestra è seguita dall’immancabile “che cavolo fai”?

Le responsabilità che non si possono schivare diventano “cavoli amari”.

Andare a ingrassare i cavoli” significa morire e diventare così concime per ciò che cresce nell’orto.

Andare a piantar cavoli” significa ritirarsi alla vita privata, abbandonare la vita pubblica per un’esistenza più semplice.

Cavolo” è utilizzato per dare enfasi al discorso. In realtà sostituisce il genitale maschile, quella parolina che inizia anche con “ca…”, attenuando la volgarità che invece potrebbe conferire quest’ultimo alla frase.

Per esempio, se una cosa non vi interessa affatto, potete dire: “Non mi importa un cavolo”, non è volgare, ma resta un’espressione colloquiale e informale.

Bene, spero che vi ricorderete di me e di questa puntata, quando vi capiterà di imbattervi in espressioni come quelle di cui vi ho parlato oggi. O se già vi siete trovati in situazioni “del cavolo” ora sapete bene come poter esprimervi adeguatamente una prossima volta.

Un saluto e alla prossima da Sofia!

Sofia, corso Interkulturelle Kommunikation, Sprachpraxis Italienisch

1. Parla come mangi

Ciao a tutti!

Benvenuti a un nuovo episodio del podcast degli studenti del dipartimento di Romanistica dell’università Heinrich-Heine di Düsseldorf.

Questo podcast è dedicato a chi impara l’italiano e vive in un paese germanofono o a italiani che imparano il tedesco. Cercheremo infatti spesso di mettere in evidenza le differenze tra le due lingue.

Questo episodio fa parte della rubrica dedicata alle espressioni idiomatiche legate alla cucina italiana.

Il mio nome è Giulia, sono una giovane studentessa italiana attualmente in Erasmus a Düsseldorf, e oggi vi parlerò a modo mio di questo simpatico argomento.

Gli italiani usano molto spesso proverbi, locuzioni, modi di dire nella lingua di tutti i giorni. Molto più spesso di quello che potete immaginare!

So che non vedete l’ora di scoprire i nostri strani modi di dire, perciò, iniziamo subito e non perdiamo tempo!

Oggi ve ne presenterò quattro che spero vi saranno utili nelle conversazioni più colloquiali con ad esempio amici, colleghi di lavoro o in famiglia.

Il primo che voglio analizzare con voi è Essere come il prezzemolo”.

Questo modo di dire deriva dall’uso culinario del prezzemolo, un’erba aromatica che fin dall’antichità era molto presente in cucina, nella preparazione di piatti diversi e che veniva utilizzata praticamente ovunque.

Dalle mie parti dire ad una persona: “Sei come il prezzemolo “, vuol dire: “Sei una persona che si trova dappertutto”.

Noi italiani lo diciamo quando incontriamo ripetutamente la stessa persona, in luoghi ed occasioni diverse.

Possiamo usare questa espressione anche per descrivere una persona che ha sempre un’opinione su tutto e che si intromette in varie situazioni (eh sì anche quando purtroppo non è richiesto!). 

Dai lo so che anche voi conoscete almeno una persona che non si fa mai i fatti suoi e che è un po‘ mmh come dire…impicciona!

Mia mamma, ad esempio, è come il prezzemolo, deve SEMPRE sapere tutto, dove sono e cosa faccio… ma questo sappiamo tutti che è la natura delle mamme non solo della mia!

Ma passiamo oltre!

Il secondo modo di dire è “Essere alla frutta” che è un’espressione con una sfumatura negativa.

Lo possiamo dire quando siamo arrivati alla fine di un lavoro, di un’attività, e siamo molto stanchi, moralmente o fisicamente.  

Io e le mie amiche, ad esempio, lo utilizziamo sempre durante la sessione degli esami universitari. Una frase tipo è proprio questa: “Il periodo degli esami è appena iniziato, ma io sono già alla frutta!”, già esausta.

Normalmente, la frutta si mangia alla fine di un pasto: così usiamo l’espressione “essere alla frutta” per descrivere il nostro stato d’animo quando abbiamo usato tutte le nostre energie in una situazione particolarmente faticosa. 

La stessa frase può essere interpretata anche come “arrivare alla fine, all’esaurimento di qualcosa”: all’esaurimento dei soldi, dell’ispirazione, della normalità e così via.

Questo modo di dire viene spesso usato nelle discussioni politiche o economiche per descrivere una situazione grave o senza via di uscita.

Provate a cercare su Twitter l’hashtag #siamoallafrutta e vedrete quanti post-critici verso l’attuale crisi economia italiana troverete!

Il terzo modo di dire di oggi è molto divertente tenetevi pronti… Essere una testa di rapa”.

Questa espressione la si attribuisce ad una persona che pensa poco, o male, ma perché secondo voi si dice così?

Ve lo spiego subito!

La rapa, così come altri tuberi, è composta da varie parti buone, tranne la testa che viene buttata via anche dai cuochi che conoscono l’inutilità di questa parte. Quindi l’espressione dispregiativa, di norma utilizzata verso una persona ignorante, è dovuta alla mancanza di sapore dell‘ortaggio. 

Insomma, abbiamo capito che una persona che è “una testa di rapa” vuol dire che ha la testa dura e non cambia mai idea, un po’ ottusa, non proprio brillante diciamo così.

Siamo quasi giunti alla fine di questo podcast, ma non disperate cari ascoltatori perché ho deciso di concludere in bellezza con uno dei modi di dire più utilizzati!

 Il quarto ed ultimo modo di dire di oggi è “Parla come mangi”, una delle citazioni più conosciute.

Sappiamo che mangiare è un’attività che tutti facciamo nello stesso modo: c’è un solo modo di mangiare.

Ci possono essere più modi di masticare; c’è chi mangia più o meno velocemente, c’è chi mastica il cibo più o meno a lungo, chi mangia con le posate o chi con le mani, ma mangiamo tutti nello stesso modo.

Di conseguenza se una persona parlasse come mangia il suo linguaggio sarebbe molto più comprensibile e tutti riuscirebbero a capirla.

A quanti di voi è capitato di trovarsi di fronte ad una persona che anche nelle conversazioni più semplici usa parole difficili di cui si ignora totalmente l’esistenza?! Quanto vi innervosite quando capita eh?!

Quindi se qualcuno vi parla in maniera molto complicata, e se voi avete capito che quello che sta dicendo è una cosa semplice, ma che si sta esprimendo in maniera molto difficile, potreste semplicemente dire: “parla come mangi!”, oppure “ma perché non parli come mangi?”.

Siamo arrivati alla conclusione di questa puntata, giusto per ricapitolare, vi ripeto le espressioni di che abbiamo visto oggi insieme:

  • “Essere come il prezzemolo”
  • “Essere alla frutta”
  • “Essere una testa di rapa”
  • “Parla come mangi”

Spero tanto che la puntata di oggi vi sia stata utile, che abbiate imparato qualcosa di nuovo.

Vi ringrazio per l’ascolto e non dimenticate di commentare il nostro blog!

Un saluto da Giulia e alla prossima!

Giulia, corso Interkulturelle Kommunikation, Sprachpraxis Italienisch

Libretto, lametta, allegro und ballerina

Ciao e benvenuti al nostro podcast sugli italianismi, sono Sarah, una studentessa di studi romanistici a Düsseldorf e oggi voglio presentare degli italianismi, vocaboli che si usa in tedesco, ma originariamente vengono dall’italiano: libretto, lametta, allegro e ballerina.

Libretto

Cominciamo con libretto.

La parola „libretto“ deriva dall’italiano e qui significa un piccolo libro, quindi è un diminutivo. La parola „libro“ deriva a sua volta dal latino „liber“.

Oggi, la parola „libretto“ è usata principalmente e ovunque nel mondo per indicare un libretto di testo che illustra un’opera teatrale, sia essa un’opera, un musical, un balletto. In italiano, il suo significato di piccolo libro è ancora attuale. Ad esempio, si parla del „libretto degli assegni“ (Scheckheft), „libretto di circolazione“ (Kraftfahrzeugschein), „libretto di lavoro“ (Sozialversicherungskarte) o del „libretto di risparmio“ (Sparbuch).

Lametta

Continuiamo con la parola tedesca „Lametta“.

In italiano, „lametta“ sta per qualcosa di affilato fatto di metallo, come un coltello, per una lama. Ci sono le lamette da barba, per esempio. In tedesco, il termine „Lametta“ è usato in modo molto diverso. In questo caso, l’orpello si riferisce a una forma di decorazione dell’albero di Natale. Sull’albero sono appese strisce di carta stagnola scintillante. L’orpello è stato inventato a Norimberga nel 1610 e simboleggia i ghiaccioli sull’albero di Natale. Qualche decennio fa si amava ancora appendere decorazioni natalizie all’albero, ma l’interesse per i brillantini colorati sta scemando. Nel dicembre 2015, l’ultimo produttore tedesco ha cessato l’attività. Questa decorazione natalizia all’albero è caduta in disgrazia anche per motivi ambientali. Se “Lametta” viene semplicemente smaltita insieme all’albero di Natale, il metallo finisce negli impianti di compostaggio o di incenerimento e può quindi portare a trasferire tossine come il piombo anche negli alimenti. Per questo motivo, i prodotti contenenti piombo devono essere evitati e i residui devono essere smaltiti come rifiuti pericolosi. Per inciso, il termine italiano per indicare “Lametta” è „i fili d’argento per l’albero di Natale“.

Allegro

Il mio prossimo vocabolo è „allegro“. Il termine deriva dal francese allègre. I sinonimi sono, ad esempio, gioioso o euforico. Molti si sentono così a Natale. Inizialmente “allegro” era un tratto caratteriale, ma si è presto affermato come termine di esecuzione musicale, simile ad adagio, andante e molti altri termini. Più precisamente, si tratta di un tempo specifico: tra i 120 e i 168 battiti al minuto. Il tempo dato è veloce. Questo cambiamento avvenne già nel diciottesimo secolo.

Ballerina

Una danzatrice classica, spesso chiamata ballerina, balla alla musica dal movimento allegro, andante o anche presto.

La parola ballerina viene da ballare e originariamente descriveva una donna che balla danza classica. Spesso la parola viene usata anche con un senso più ampio, per esempio le mamme delle mie allieve per chiamare le loro figlie. Io sono insegnante di danza classica. Certo che le bambine sono felici, ma forse è importante ricordare che la parola “ballerina” denota un certo grado all’interno di una compagnia di danza. Io non vado alla mamma  di una mia allieva e dico di non chiamarla così, ma  forse è interessante riconoscere il vero valore di questa parola.

Spero quindi di potervi raccontare qualcosa di nuovo e sconosciuto e spero che possiate imparare una o l’altra cosetta – io l’ho fatto di sicuro. Forse ci sentiremo presto in un altro podcast.

A dopo.

Cristiana, corso Interkulturelle Kommunikation, Sprachpraxis Italienisch

Piano, mafioso, dolce vita, primadonna und paparazzi

Ciao a tutti. Mi chiamo Vito e studio Lettere romanze e Letteratura tedesca all´università Heinrich-Heine di Düsseldorf.

Vi do il benvenuto ad un nuovo episodio della nostra rubrica, dedicata a chi vuole imparare l’italiano a italiani che studiano il tedesco o forse a chi come me è nato in Germania, ma ha i genitori italiani e parla entrambe le lingue.

Anche questa puntata è dedicata agli Italianismi. Avete mai sentito parlare di italianismi? È molto semplice! Italianismo si riferisce a parole italiane che vengono per così dire importate da altre lingue e usate con un significato spesso simile a quello originario.

Oggi ci concentriamo su cinque italianismi che usiamo spesso in tedesco.

La prima parola è piano. Come in italiano, anche in tedesco, la parola piano ha diversi significati.  

  • Per fare musica:

Ich spiele gerne das Piano.

Mi piace tanto suonare il piano.

In questo caso ci riferiamo allo strumento musicale.

  • Piano in tedesco viene usato anche nel senso di lento, come nell’esempio:

Mach mal piano che vuol dire “rallenta”. Interessante vero?

Un´altra parola italiana che viene usata in tedesco è la parola mafioso.

Mafioso vuol dire criminale, delinquente oppure letteralmente appartenente alla Mafia.

Schaut mal, er macht mir Angst, er sieht aus wie ein mafioso.

Non vuol dire altro che: Guardate, mi fa paura, sembra un mafioso.

Attenzione!!! In tedesco viene usata anche la parola mafiosi, per il singolare.

Esistono anche espressioni più astratte che fanno riferimento allo stile di vita italiano, al modo di essere italiani, piú che altro a stereòtipi sugli italiani come : Dolce vita. La parola deriva da un film di Fellini del 1960 e in Italia e in seguito in tutto il mondo rappresentava il maglione indossato, ovvero un dolcevita, da diversi personaggi nel film. La parola significa modo di divertimento oppure relax ed è cosi che viene usata in tedesco.

Bist du schon wieder im Urlaub? Du hast es echt gut. Dolce vita sag ich nur dazu. Che significa:

Sei di nuovo in vacanza? Stai proprio bene.  Dico solo Dolce vita.

Passiamo adesso al mondo delle celebrità. Volgiamo lo sguardo alle parole Primadonna e Paparazzi.

Primadonna è la cantante o ballerina protagonista di una rappresentazione, specialmente in teatro o nell´opera. Nel campo dell´opera il termine si riferisce generalmente al soprano. Viene anche usato per definire chi ha un ruolo di primo piano, nella società o nell´ambiente frequentato.

Carlotta Giudicelliist die Primadonna derOpéra Garnier von Paris.

Ovvero: 

Carlotta Giudicelli è la Primadonna dell´Opéra Garnier di Parigi.

Le star di Hollywood si lamentano spesso dei Paparazzi, ma che cosa sono i Paparazzi. Paparazzi sono fotografi intraprendenti e spregiudicati, che vanno alla caccia di personaggi noti per riprenderli e fotografarli di sorpresa, soprattutto in momenti particolari della loro vita privata.

Ecco un esempio: 

Ben Affleck und Jennifer Lopez sind wieder ein Paar, das zeigen die aufgenommenen Fotos der Paparazzi in Sardinien.

Ben Affleck e Jennifer Lopez sono di nuovo una coppia. Lo mostrano le foto scattate dai paparazzi in Sardegna.

Come avete sentito le parole italiane importate dal tedesco, dunque gli italianismi di cui abbiamo parlato, vengono usate in tedesco esattamente come in italiano senza modifiche. Si nota solo una leggera diversa pronuncia rispetto alla lingua originaria. 

Un consiglio però alla fine: ci sono parole che graficamente o acusticamente sembrano essere degli italianismi, ma non lo sono, perché hanno un altro significato e spesso anche un’altra origine etimologica: pensate alla parola tedesca Kantine che non significa cantina e che non deriva neppure dall’italiano. Nella maggior parte dei casi significa mensa aziendale. Si tratta di Falsi Amici, di parole solo apparentemente simili tra due lingue. 

Ai Falsi amiciabbiamo dedicato una serie in questo podcast. Vai a dare uno sguardo, sono sicuro che ti piacerà.

Intanto spero questo episodio ti sia piaciuto.

Un carissimo saluto e a presto. 

Vito, corso Interkulturelle Kommunikation, Sprachpraxis Italienisch

WORKSHOP Lebendig und ausdrucksvoll lesen mit der Schauspielerin Enrica Barel

(Bild: Pixabay)

Die Schauspielerin Enrica Barel bot eine einmalige Gelegenheit für eine Gruppe von Studierenden unseres Instituts: Ein Workshop über Leseausdruck als Vorbereitung für die Aufnahme von Beiträgen für die nächste Staffel des italienischen Podcasts der Romanistik-Abteilung (Rom IV). Während des Workshops vermittelte Enrica eine große Leidenschaft für ihre Arbeit und schuf ein Umfeld des Vertrauens und der Motivation, um Rede- und Leseängste zu überwinden. Die Teilnehmenden lernten die Grundlagen des Leseausdrucks: Rhythmus, Intonation, Lautstärke der Stimme, Aussprache, Wahl der Pausen und Geschwindigkeitsvariationen. Der vom E-Learning-Förderfonds finanzierte Workshop ergänzte das Seminar „Texttransfer 2“, dessen Schwerpunkt die Übersetzung ins Italienische und die schriftliche Verarbeitung von Texten sind. In dem Seminar wurden insbesondere idiomatische Ausdrücke aus dem Bereich Küche kontrastiv behandelt und darüber Podcast-Texte verfasst. Eine nicht unerhebliche Herausforderung, bei der die Studierenden viel über die beiden Sprachen im Vergleich lernen konnten. Neben dem Schreiben von Texten erlernten sie auch einige der für die Erstellung eines Podcasts notwendigen Fertigkeiten, z.B. wie man Audioaufnahmen macht und das gesammelte Material elektronisch organisiert. Das Endergebnis war beeindruckend: Eine Gruppe begeisterter Studierender, die bereit war, einen Beitrag für den Podcast der Universität zu leisten, der in der dritten Staffel des Sommersemesters veröffentlicht werden soll. Eine bemerkenswerte Erfahrung!

(Text: Cinzia Tanzella)

PODCAST

(Foto: Anchor)

Herzlich willkommen! Das ist der Podcast von Italblog, dem Blog der Sprachpraxis Italienisch am Institut der Romanistik (Rom IV) der Heinrich-Heine-Universität Düsseldorf. Der Podcast nimmt am OLI-Projekts zur Förderung und Verbreitung der italienischen Sprache in Deutschland teil und bietet Materialien für offene Bildungsressourcen (OER) an.

Die Inhalte des Podcasts werden von den Studierenden der Italianistik unter der Leitung und Koordination der Lektorin Cinzia Tanzella und der Tutorin (E-Learning-Förderfonds) Irene Cavallin verfasst, aufgenommen und veröffentlicht.

Staffel 1: Falsche Freunde (Deutsch-Italienisch). Nie mehr „caldo“ für“kalt“ sagen.

Jenseits von Stereotypen wie Spaghetti, Cappuccino, Pizza oder die italienischen mammoni (Müttersöhnchen) und das „klassische“ Mafia-Thema gibt es mehr Unterhaltsames über die Sprache und die Kultur Italiens, das es wert ist, in einem Podcast behandelt zu werden. 

Einiges ist auch deshalb anregend, weil es Fragen aufklärt, welche sonst zu unangenehmen Missverständnissen führen können. Dies ist der Fall bei den „falschen Freunden“, Wortpaaren aus verschiedenen Sprachen (in diesem Fall aus dem Italienischen und dem Deutschen), die aufgrund ihrer graphischen oder phonetischen Ähnlichkeit oft verwechselt oder falsch verwendet werden. Es ist eindeutig ein Unterschied, ob man sagt, dass ein Arbeitnehmer ein Gehalt (ital. stipendio) und nicht ein Stipendium erhält oder ob er seine neuen Kollegen einlädt, gemeinsam in den Keller (ital. cantina) zu gehen, anstatt in die Betriebskantine.

Die erste Reihe des Podcasts „Mehr als Pasta und Pizza“ ist den „falschen Freunden“ gewidmet. Da die Folgen komplett auf Italienisch sind, eignen sie sich zunächst als lebendiges Lernmaterial, also auch als Instrument für die Wiederholung der im Unterricht behandelten Inhalte. Begleitet werden die Folgen von Quiz-Fragen und Lesetexten.

„Più che pasta e pizza“ bietet sich als Unterhaltungspodcast nicht nur für Studierende der Italianistik an, sondern überhaupt für Lernende der italienischen Sprache und, aufgrund des kontrastiven Ansatzes, auch für Italienisch-Muttersprachler*innen, die gerade Deutsch lernen.

(Die Folgen der Staffel sind auf Italienisch).

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Staffel 2: Ein Cappuccino macht noch kein Dolce Vita. Über Italianismen in der deutschen Sprache.

Italienische Wörter finden sich seit dem 16. Jahrhundert in vielen Bereichen der deutschen Sprache, als die italienische Sprache in Deutschland als die Sprache der Kultur und des Adels angesehen wurde. Wir kennen sie alle, ob als „Bravo“, „Mamma mia“, „Ciao“ oder „Espresso“ im Alltagsleben, als auch in der Literatur oder in der Musik. Auch in vielen Fachgebieten, wie der Medizin oder der Küche, sind Italianismen ein fester Bestandteil geworden. In unserer zweiten Podcast-Staffel „Ein Cappuccino macht doch kein Dolce Vita“ erzählen Studierende der Sprachpraxis Italienisch über die Geschichte der Italianismen und wie sie in das Deutsche übernommen wurden.

(Die Folgen der zweiten Staffel sind auf Deutsch).

Staffel 3: „Parla come mangi“ e altri modi di dire sul cibo.

In der neuen Staffel des Podcasts „Parla come mangi e altri modi di dire sul cibo“ nehmen wir Sie mit auf eine Entdeckungsreise durch den Geschmack der Worte, ja, Sie haben richtig verstanden! In unseren Italienischkursen haben wir entdeckt, dass die italienische Küche eine wahre Fundgrube an Redewendungen rund ums Essen ist. Also dachten wir uns: Warum sollten wir diese köstliche Entdeckung nicht mit Ihnen teilen?

In jeder Folge führen Sie unsere Studierenden durch typische italienische Redewendungen wie „rosso come un peperone“ (wörtlich, rot wie eine Paprika), „essere come il prezzemolo“ (wörtlich: wie die Petersilie sein) oder „o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra“ (etwa wie: Entweder isst du diese Suppe oder du springst aus dem Fenster). Sie werden entdecken, wie diese Ausdrücke in der italienischen Kultur verwurzelt sind und welche Bedeutung sie haben. Aber das ist noch nicht alles! Besonders angetan sind wir von dem Wort „cavolo“ (Blumenkohl) und seinen zahlreichen sprachlichen Varianten. Sie werden die lustigsten und überraschendsten Ausdrücke rund um dieses vielseitige Gemüse kennenlernen.

Viel Spaß beim Hören!

(Die Episoden der dritten Staffel sind auf Italienisch).

Staffel 4: „Bicchiere di vino“ o „bicchiere da vino“? Wenn eine Präposition den Unterschied macht.

In der vierten Staffel unseres Podcasts dreht sich alles um italienische Präpositionskonstruktionen. Dabei handelt es sich um Konstruktionen, in denen einfache Präpositionen (wie a, di, da, in, per, con, tra, fra) zwei Substantive oder ein Substantiv und ein Verb miteinander verbinden. Obwohl sie sehr gebräuchlich sind, können sie, wie der Titel andeutet, bei Italienischlernenden Verwirrung stiften. Für viele mögen die Präpositionen „di“ und „da“ sehr ähnlich erscheinen und sich lediglich durch einen Vokal unterscheiden. Dennoch kann ein falscher Gebrauch zu Missverständnissen führen. Stellen Sie sich vor, Sie bestellen im Restaurant beim nächsten Mal ein Weinglas, anstatt ein Glas Wein. 🙂

Generell lässt sich feststellen, dass im Italienischen bei Mengenangaben die Präposition „di“ zwischen der Mengenangabe und dem Namen des Produkts steht. Zum Beispiel: „un litro di latte“ (ein Liter Milch); „un cucchiaino di zucchero“ (ein Teelöffel Zucker); „una bottiglia di latte“ (eine Flasche Milch). Konstruktionen mit der Präposition „da“ hingegen drücken oft einen Zweck aus. Was diese Staffel besonders interessant macht, ist, dass viele dieser Konstruktionen durch die Verwendung von Komposita ins Deutsche übersetzt werden. Hier sind einige Beispiele: „occhiali da sole“ (Sonnenbrille); „cavallo da corsa“ (Rennpferd); „sacco a pelo“ (Schlafsack); „pellicola a colori“ (Farbfilm). Doch es gibt noch viele weitere.

In den neuen Podcast-Episoden teilen die Studentinnen und Studenten der Sprachpraxis Italienisch echte Erlebnisse und erdachte Geschichten. Dabei zeigen sie, wie solche Geschichten und Anekdoten motivieren können und als Gedächtnisstütze dienen, um sich diese Ausdrücke besser einzuprägen.

Wir wünschen Ihnen viel Spaß beim Zuhören!

(Die Episoden der vierten Staffel sind auf Deutsch).

Diva, Villa und Catenaccio

Ciao a tutti, mi chiamo Cristiana e studio l’italiano all’Università Heinrich Heine di Düsseldorf. In questa puntata vorrei parlarvi di alcuni italianismi. Pensate un po’! Senza saperlo parliamo tutti l’italiano. No, sto scherzando! Ma dietro questo scherzo si nasconde anche una piccola verità. Un italianismo è un prestito dall’italiano in un’altra lingua. Nella sua lunga storia l’italiano ha comunque seminato moltissime parole nelle lingue straniere.

Oggi parliamo degli italianismi nella lingua tedesca e siccome sono di madrelingua tedesca, all’inizio mi è stato veramente difficile trovare delle parole per questa puntata. Ma proprio questo ci fa capire come molti prestiti dall’italiano siano ormai così familiari che non li percepiamo più come prestiti.

Certo si pensa subito prima al cibo italiano, a pizza, spaghetti, prosecco…

Ma se guardiamo la lunga storia italiana, vediamo che l’Italia è stata per secoli culla della cultura occidentale, interagendo e influenzando tante nazioni nell’ambito bancario, nella musica, nel teatro, nel cinema, nell’architettura e nel calcio…solo per citarne alcuni.

Il mio primo italianismo viene dell’ambito della musica e del teatro: diva

Diva deriva dalla parola latina diva, die Göttliche. In Italia il termine diva è stato applicato nel Settecento a donne celebri dell’opera, ma anche del teatro. L’espressione divenne comune nella lingua tedesca nella seconda metà del Ottocento e da allora è stata usata anche per artisti di lingua tedesca, principalmente per donne eccezionali che sono consapevoli della loro „unicità“ e celebrano ampiamente il ruolo destinato a loro.

Per questo comportamento la parola Diva in tedesco oggi ha anche una connotazione negativa, sia per una donna che per un uomo. Diva viene chiamata una persona molto eccentrica, capricciosa, arrogante, troppo certa di sé stessa, che si dà delle arie. In tedesco esiste l’aggettivo divenhaft, divino, e il sostantivo Diventum che può essere collegato al malumore, ai capricci, al disprezzo o addirittura a molestie personali se una persona si da troppo delle arie e si sente troppo importante.

Anche se la parola Diva viene dall’italiano in tedesco il plurale viene formato differentemente ed è Diveno Divas.

Ancora oggi una diva è una cantante celebre soprattutto dell’opera, ma può esserlo anche una Popstar o un’attrice famosa.

Il mio secondo italianismo viene dall’ambito dell’architettura: villa.

Anche questa parola deriva dal latino e non significa altro che casa di campagna o tenuta di campagna. Quindi una volta si riferiva alla casa o alla tenuta di un proprietario terriero per lo più ricco. Nel Cinquecento, grazie in particolare al famoso architetto Andrea Palladio, la villa in campagna divenne un importante luogo per i ricchi cittadini per stare al fresco in estate. Successivamente, nell’Ottocento, con questo termine si intendeva anche un bene rappresentativo delle classi dirigenti non solo in campagna, ma anche in città. 

In tedesco una Villa è una grande casa singola, elegante e situata in un giardino o un parco, a volte in periferia. Il plurale della parola Villa in tedesco è Villen e non ville come in italiano.

L’ultimo italianismo di oggi viene dal calcio: catenaccio

Cosa sarebbe l’Italia senza il calcio e così non ci stupisce che ci siano italianismi anche in questo settore.

Il termine catenaccio al giorno d’oggi descrive un modo di giocare a calcio molto difensivo, un sistema reattivo e basato sul contropiede. 

Ma il termine catenaccio era in realtà il nome di un certo sistema, introdotto da Nereo Rocco alla Triestina nel 1947 e per il suo successo giocato anche da altre grandi squadre.

Nel mondo del calcio Catenaccio sarà sempre associato al nome Helenio Herrera, anche se non l’ha inventato lui. Nel 1960 è passato all’Inter e ha vinto tre scudetti e due Coppe dei Campioni in otto anni con la sua nuova squadra. L’argentino ha messo fine alle nozioni romantiche sul calcio. Ha detto: „Nient’altro che chiacchiere è il discorso di un gioco attraente e offensivo.”

Lo scopo del calcio è stato reinterpretato: non si trattava più di segnare più gol dell’avversario. L’obiettivo ora era quello di subire meno gol rispetto all’altra squadra. E sì, questa è una grande differenza.

Siccome questa tattica è così difensiva viene chiamata catenaccio, derRiegelo anche die Sperrkette. Ora questo sistema molto difensivo è disapprovato, perché rende una partita molto noiosa per il pubblico.

Ecco, questi sono gli italianismi che vi volevo presentare per oggi. Ce ne sono ancora tanti altri, ma tante volte parlando non ce ne rendiamo proprio conto. Perciò come dicevo all’inizio: Parliamo tutti un po’ di italiano.

Ciao a tutti e alla prossima puntata!

Cristiana, corso Interkulturelle Kommunikation, Sprachpraxis Italienisch

Basta – Paroli bieten – und Ghetto

Willkommen zu einer neuen Folge des potcasts über Italianismen in der deutschen Sprache. Ich heiße Wiard und bin Seniorstudent an der Heinrich-Heine-Universität Düsseldorf. Ich studiere Romanistik, um die italienische Sprache zu erlernen. Dabei habe ich Bekanntschaft gemacht mit einigen Begriffen der italienischen Sprache, die im Deutschen häufig benutzt werden: Italienismen. Drei dieser Begriffe möchte ich Euch jetzt vorstellen: Basta – Paroli bieten – und Ghetto.

Basta ist im Deutschen ein Ausdruck, mit dem jemand kundtut, dass er über etwas nicht mehr weiter zu sprechen wünscht: „Schluss damit!, genug jetzt!“ In Deutschland ist der Ausdruck sehr gebräuchlich in der Kindererziehung: wenn Kinder kleineren Unsinn gemacht haben, aber langsam den Erwachsenen zu nervig werden, können sie durch „basta!“ zur Ordnung gerufen werden.

Basta ist die 3. Person Singular Indikativ Präsens von bastare = genug sein, hinreichen

Im Unterschied zum Italienischen ist der Gebrauch des Wortes im Deutschen enger festgelegt, wie ich am Anfang dargestellt habe. Im Italienischen ist der Sinn neutraler: es ist genug, es reicht, es ist ausreichend … Im Deutschen ist mit dem Wort „basta“ immer ein Gegensatz zwischen Sprecher und Adressat unterstellt, eine Art von Tadel bzw. Ausdruck von Unzufriedenheit.

Als meine Schwiegereltern das erste Mal in Italien Urlaub gemacht haben, wurden sie häufiger mit dem Wort „basta“ konfrontiert. Meist in harmlosen Situationen: beim Essen, beim Einkaufen etc. Gemeint war das als „Sind sie fertig“ bzw. „brauchen Sie noch etwas?“ Sie empfanden das allerdings als unhöflich, weil sie sich am Gebrauch im Deutschen orientierten, sie konnten sich aber – zum Glück – wegen mangelnder Sprachkenntnis nicht darüber beschweren.

Der Begriff wurde populär durch den Bundeskanzler Schröder: Als Politiker, der auch mal ein Machtwort spricht, machte sich Schröder einen Namen als „Basta-Kanzler“. Aber ist es richtig, wenn man seine Mitarbeiter wie Kinder behandelt? Sollte man einem solchen Kanzler nicht Paroli bieten?

Paroli. Der Begriff wird in der Regel als Redewendung benutzt: jemandem paroli bieten, im Italienischen: tener testa a qu/qc. Gemeint ist damit, dass man jemandem bzw. einer Sache gleich Starkes entgegensetzen und damit Einhalt gebieten will, wirksam Widerstand leisten will. Beispiel: „Als nach dem Ende des Kalten Krieges die Aufträge wegbrachen, waren die Europäer kaum mehr in der Lage, der mächtigen US-Konkurrenz Paroli zu bieten.“

Die Redewendung „Paroli bieten“ entspringt einem Glücksspiel: Bei „Pharo“ kann ein Spieler darauf verzichten, sich den Gewinn, den er mit einer Karte erzielt hat, sofort auszahlen zu lassen. Stattdessen knickt er eine Ecke der Karte um und deutet damit an, dass er noch einmal alles auf diese Karte setzen will. Diesen Spielzug nennt man „Paroli bieten“. Das Risiko, Paroli zu bieten, lohnt sich: Denn gewinnt der Spieler mit seiner Karte zum zweiten Mal, so wird ihm nicht der doppelte, sondern sogar der dreifache Gewinn ausgezahlt!

Über den Ursprung des über das Französische ins Deutsche gekommenen Begriffs gibt es unterschiedliche Thesen: zwei nenne ich kurz:

   a) es könnte vom Griechischen: παρά (gegen, trotz) + όλος (alles) stammen oder

   c) vom   Neapolitanischen, abgeleitet von pari‎,  „gleich“ oder der konjugierten Verbform paro „ich setze ein“ in Verbindung mit dem Pronomen li‎ „sie (gemeint sind die Geldstücke)“. 

Auch bei dem dritten Begriff lässt sich eine interessante historische Entwicklung beobachten.

Als Ghetto wird ein abgesondertes Wohnviertel, in dem sich eine Gruppe, die von der Gesellschaft ausgegrenzt wird, angesiedelt hat, bezeichnet. Der Begriff stammt aus dem Italienischen und bedeutet Gießerei. Die Kanonengießerei in Venedig wurde wegen der Feuergefahr außerhalb des Stadtzentrums eingerichtet. Das Wort bezieht sich auf gettare = gießen. Es wurde später als Bezeichnung für ein abgetrenntes jüdisches Wohngebiet übernommen, da die Wohnmöglichkeiten der jüdischen Einwohner in Venedig 1516 auf das Ghetto Nuovo (neue Gießerei) beschränkt waren. Von daher übertrug sich der Begriff auf die abgesonderte Ansiedlung von Juden.

Der Bezug zur Gießerei ist verloren gegangen. Heute wird der Begriff benutzt zur Bezeichnung von Stadtteilen, in denen soziale Minderheiten wohnen, z.B. in den USA Afro- oder Lateinamerikaner. Da diese Bevölkerung meist arm ist, hat das Wort einen negativen Beiklang. Im Unterschied zu den historischen Judenghettos gibt es heute keine behördlichen Vorschriften für solche Siedlungsformen, doch sie entstehen aus wirtschaftlichen und sozialen Zwängen.

Während des Zweiten Weltkrieges (1939–1945) wurden von den Nationalsozialisten für deportierte Juden Wohnbezirke/Ghettos im okkupierten Polen und dem annektierten Tschechien eingerichtet. Diese Haftlager dienten als Übergangsstationen vor deren Transport in die Vernichtungslager. Diese Tatsache hat die Bedeutung des Begriffs deutlich beeinflusst.

Umgangssprachlich werden heute bestimmte Stadtviertel als Ghetto bezeichnet, weil in ihnen vorwiegend Angehörige bestimmter Ethnien oder sozialer Randgruppen leben. Übertragen findet der Begriff auch ohne direkten räumlichen Bezug zur Kennzeichnung abgrenzbarer sozialer Strukturen (Subkulturen, soziale Netzwerke) Anwendung. Vor allem durch den Bezug auf die (jugendliche) Subkultur verliert der Begriff seine negative Konnotation. Beispiele für neue Begriffe mit eher positiver Bewertung sind „Ghettoblaster“ d.h. radioregistratore di grandi dimensioni und „Ghettofaust“ pugno contro pugno, d.h. gesto informale e amichevole usato dai giovani, mit denen die Zugehörigkeit zu einer Subkultur gekennzeichnet wird.

An diesem Begriff kann man sehr deutlich den Einfluss politischer, sozialer und kultureller Faktoren auf die Sprachentwicklung sehen.

Dies sind die Italianismen für dieses Mal. Ich freue mich auf die nächste Folge.

Bis dann!

Wiard, corso Interkulturelle Kommunikation, Sprachpraxis Italienisch

Bancarotta, credito, spasso…

Hallo und herzlich willkommen zu einer neuen Folge des Podcasts „Italienische Sprachpraxis“ des romanistischen Instituts an der Heinrich-Heine-Universität Düsseldorf. Dieser Podcast ist für alle, die Italienisch in einem deutschsprachigen Land studieren, und für alle, die Deutsch studieren und deren Muttersprache das Italienische ist. Zweck dieses Podcasts ist es, die Gemeinsamkeiten und Unterschiede zwischen dem Italienischen und Deutschen hervorzuheben. Mein Name ist Lena und in der heutigen Folge beschäftigen wir uns mit zwischensprachlichen Einflüssen im Bereich der Lexik.

Wahrscheinlich besitzen die meisten von euch ein Instagram-Profil und wahrscheinlich veröffentlicht ihr mehrmals die Woche in eurer Storyline Fotos, Videos, Boomerangs und Selfies für eure Follower:innen. Dieser letzte Satz klingt irgendwie eigenartig. Habt ihr es auch bemerkt? Dies ist all den Anglizismen in einem einzigen Satz verschuldet – Storyline, Boomerang, Selfie, Follower:innen. Die immer häufigere Verwendung von englischen Wörtern im deutschen Sprachgebrauch ist fest mit der Globalisierung, der telematischen Revolution sowie mit den multimedialen Entwicklungen verbunden. Zum Glück betrifft dieses Phänomen nicht allein das Deutsche, sondern auch das Italienische und viele weitere europäische Sprachen. Wie ihr an unserem Beispielsatz sehen könnt, werden einige Anglizismen unverändert übernommen, andere werden verdeutscht bzw. italianisiert, im Deutschen z.B. die Verben streamen und downloaden, im Italienischen die Verben googlare und cliccare. Viele Sprachwissenschaftler:innen betrachten mit Besorgnis und durchaus kritisch die wachsende Integrierung von Anglizismen, andere Sprachwissenschaftler:innen teilen diese, ihrerseits als übertrieben empfundene Besorgnis jedoch nicht. In der heutigen Podcastfolge – Podcast ist gleichermaßen ein Anglizismus – möchte ich sozusagen in die andere Richtung schauen und euch Beispiele für italienische Wörter nennen, die Einzug in die deutsche sowie in die englische Sprache gewonnen haben. Auf diese Weise möchte ich euch zeigen, dass zwischensprachlicher Austausch etwas vollkommen Normales ist und gleichzeitig viele didaktische Vorteile bereithält.

Beginnen wir mit dem Einfluss des Italienischen auf bestimmte deutsche Wörter: Dieser Einfluss ist auf das Mittelalter zurückzuführen, als die beiden Länder enge Handelsbeziehungen miteinander pflegten. Wahrscheinlich habt ihr bereits bemerkt, dass beispielsweise das deutsche Wort Ambiente nicht diesen typisch deutschen Klang besitzt, wenn ihr versteht, was ich meine – dieser Klang der deutschen Aussprache, der seitens der Sprecher:innen anderer Sprachen oftmals als hart und aggressiv wahrgenommen wird. Das Ambiente stammt von dem italienischen Wort ambiente ab, besitzt jedoch eine leicht differente Bedeutung. Im Deutschen bezieht sich das Wort auf die Atmosphäre / die Stimmung, die durch eine bestimmte Situation generiert wird, während dem italienischen Wort ambiente vielmehr ein räumlicher Bezug innewohnt. Im nächsten Beispiel ist der italienische Ursprung nicht so eindeutig, zumindest nicht auf den ersten Blick. Ich spreche von dem Wort Bankrott, welches sich von dem italienischen Original bancarotta ableitete.Jetzt ist die Verbindung offensichtlich, nicht wahr? Während der Renaissance wurde dieses Wort verwendet, wenn eine finanzielle Schuld nicht bezahlt werden konnte. Auch das englische Wort bankrupt stammt von bancarotta. Der Kredit ebenso wie the credit sind auf das italieische Wort il credito zurückzuführen, welches wiederum aus dem lateinischen, uns bereits bekannten Verb credere hervorgeht. Der Bedeutungshintergrund ist dabei simpel und logisch: Man verleiht nur an diejenigen Geld, von denen man GLAUBT, dass diese verantwortungsbewusst und kreditwürdig sind. 

Zuletzt haben wir den Spaß, ein Wort, welches seit dem 17. Jahrhundert zum deutschen Wortschatz gehört und dem italienischen Wort lo spasso entlehnt wurde. Lo spasso entspringt ebenfalls dem Vulgärlatein, dem Substantiv expassum sowie dem Verb expandere, ins Italienische übersetzt wahrscheinlich diffondere oder espandere. Dies sind lediglich vier Beispiele zu den vielen Italianismen, die sowohl dem deutschen als auch dem englischen Wortschatz angehören. Natürlich finden sich dabei unzählige Italianismen im kulinarischen Bereich wieder. Die Wörter al dente, antipasto, barista, broccoli, cappuccino, panini, polenta, prosciutto, trattoria sind lediglich eine kleine Auswahl. Sie gliederten sich nicht nur in den anglophonen, sondern auch in den deutschen, streng genommen in den internationalen Sprachgebrauch ein. Auch im musikalischen Bereich sind Italianismen weit verbreitet, im Englischen sowie im Deutschen. Alto, basso, intermezzo, maestro, opera, piano und viele weitere Begriffe sind in beiden Sprachen immer noch fest verankert. Hinzu kommt der lexikalische Einfluss des Italienischen auf andere nicht-kulturelle Bereiche. Betrachten wir beispielsweise das englische Wort influenza, welches sich lediglich auf die Krankheit und nicht auf den Einfluss auf jemanden oder etwas, wie es bei dem italienischen Wort influenza der Fall ist, bezieht. Gleichzeitig könnte man vermuten, dass das Wort influence auf Grund dessen graphischer Ähnlichkeit ebenfalls eine Entlehnung des Italienischen darstellt. Die Begriffe volcano und umbrella, im Italienischen vulcano und ombrello, wurden leicht an die englische Sprache angepasst.

Die aufgeführten Beispiele dienen nicht bloß dazu, unter Beweis zu stellen, dass das Italienische einen nicht unerheblichen Einfluss auf andere Sprachen wie das Deutsche oder das Englische ausübte. Das sich bewusst Machen dieser gegenseitigen Beeinflussungen und der daraus resultierenden interlingualen Verbindungen kann dabei helfen, sich Wörter wie bancarotta, credito, spasso und viele weitere leichter einzuprägen. Das Bilden von Assoziationen ist eine Lernmethode, die ich persönlich gerne anwende, um mir beispielsweise Vokabeln besser zu merken. Probiert es am besten selbst mal aus und berichtet uns von euren Erfahrungen sowie von euren eigenen Lernmethoden. Da sind wir auch schon am Schluss unserer heutigen Folge. Ich hoffe, es hat euch gefallen und dass ihr auch beim nächsten Mal wieder einschaltet. Bis bald!

Lena, corso Interkulturelle Kommunikation, Sprachpraxis Italienisch